"Maurizio Pistone" <***@mauriziopistone.it> ha scritto nel messaggio
news:1jlzicr.120k2x41h5g7klN%***@mauriziopistone.it...
> probabilmente è per questo che non ci capiamo.
Perché non dovremmo capirci?
Il dialogo serve appunto per capirsi; certo, nessuno ha in tasca le
informazioni magiche che facciano dire di botto all'interlocutore:
"Grandioso, rovescio completamente le mie precedenti opinioni."
> Nelle vicende della storia non mi interessa pesare col bilancino ogni
> singola azione per stabilire quento c'è di buono, quanto c'è di cattivo.
> Il giudizio sul fascismo è già stato dato, un po' alla grossa, forse, ma
> ormai non c'è più appello. Mussolini ha pienamente meritato la fine che
> ha fatto. L'avrebbe meritata anche Vittorio Emanuele III, colpevole di
> due atti (la firma delle leggi razziali, e la fuga dopo l'8 settembre)
> per i quali non riesco a trovare altro nome che non sia, in entrambi i
> casi, alto tradimento. Gli è andata bene, ed umanamente, sono felice per
> lui. Ma se fosse finito anche lui appeso per i piedi, direi: se l'è
> meritata.
Finché di una questione se ne parla: questa è aperta.
Faccio un esempio, fin tanto che si dibatte del delitto Meredit, finché
dureranno i procedimenti in tribunale, è inevitabile che tutte le tesi
abbiano spazio, innocentisti, colpevolisti, colpevole solo Sollecito, solo
Rudy Guede, solo Amanda Knox, solo i due uomini estranea la donna. Ed anche:
omicidio premeditato, volontario, preterintenzionale. La cassazione metterà
la parola
(quasi) fine, dopo resteranno solo discussioni (ho premesso il quasi, perché
nessuno al mondo può escludere che il giorno successivo o dopo vent'anni
emerga una prova o confessione, sicura di colpevolezza od innocenza)
La storia non ha una corte di cassazione: ancora adesso si dibatte se Nerone
fosse un bieco tiranno, uno strambo pazzoide, od un discretamente capace
imperatore. Solo l'obblio mette la parola fine.
> Quanto al come, c'è sempre da imparare qualcosa. Anche dati che possono
> sembrare insignificanti, possono gettare un barlume in più sul modo
> reale in cui si sono svolti gli eventi. Non conoscevo, sinceramente, la
> questione del (fallito? presunto?) interessamento inglese agli aerei
> italiani. È una vicenda che non muta di una virgola il senso generale di
> quella sciagurata primavera-estate, ma ci dimostra ancora una volta come
> il corso delle cose, che ex post sembra fatale, inevitabile, nel momento
> del suo compiersi, quando ancora non si sa come andrà a finire, sia
> tremendamente intricato.
Forse è questo il punto che ci divide: Tu ritieni che il caso sia passato in
giudicato e che al più possano emergere particolari secondari. Io ritengo
che la sezione giudicante sia più che mai aperta e che l'interesse su questo
argomento, infinitamente maggiore che per le vicende dei Ghibellini, lo
dimostri.
E per il caso in particolare ritengo che quella inglese fu un imposizione ad
entrare in guerra. Senza il carbone (il petrolio dell'epoca) l'Italia
chiudeva la sua industria e fermava i treni. Pagandolo con aerei, l'Italia
sarebbe passata: da una parte a dare un contributo determinante alla causa
dei nemici della Germania, e dall'altra, almeno inizialmente, avrebbe
significato depauperare fortemente la nostra aviazione (una produzione non
può essere significativamente aumentata a comando, per costruire aerei, ci
vogliono macchine utensili, che a loro volta richiedono macchine utensili,
ed il tutto deve essere costruito) Perciò l'Italia da una parte si sarebbe
trovata quasi senza aviazione se la Germania qualche mese dopo avesse inteso
fargliela pagare, e dall'altro canto, l'Italia avrebbe dato un contributo
alla vittoria di potenze marittime di cui invece avrebbe avuto l'interesse
economico che perdessero.
> Io sono marxista, ma non hegeliano. Non credo che tutto ciò che è reale
> sia anche razionale. Non credo alla meccanica della storia. Esistono
> forze oggettive, certo, ma, illuministicamente (manzonianamente), penso
> sempre che la storia cammini con le gambe degli uomini; e ci sono dei
> bivi dove è l'uomo decide se andare di qua, o di là. La grande "scienza
> del cuore umano" non riuscirà mai a dirci, con assoluta certezza, ciò
> che è inevitabile, ciò che è fatale, ciò che è necessario, ciò che è
> volontario. Sono però umanamente convinto (non è certezza scientifica,
> lo so) che le motivazioni personali, la volontà individuale, e
> purtroppo, quell'immensa forza umana che è la pura stupidità, molto
> spesso spinga il corso dell'acqua verso un lato, o l'altro della linea
> di displuvio.
Su questo sono pienamente concorde: la meccanica storica offre il materiale
da lavorare, ma a forgiarlo sono uomini. Senza l'uomo Berlusconi, saremmo in
una situazione politica completamente diversa indipendentemente dal fatto
che la situazione socioeconomica sarebbe identica. Questo in sede storica, è
valso per Lenin, per Stalin, ed anche per... Heghel.
> Ecco: intelligenza e stupidità: il binomio che, illuministicamente, mi
> interessa, non il male ed il bene dei chierici d'ogni fede.
Intelligenza, stupidità, male, bene, sono intrinsechi.
Una persona malvagia può fare cose buone per averne i vantaggi, una persona
stupida può fare del male pur agendo in bontà.
Poi sopra di tutti c'è il destino che distribuisce e spariglia le carte.
> Ci sono due vicende, a breve distanza di anni, in cui la debolezza
> umana, l'arroganza, un azzardo sbagliato - diciamola tutta, la pura
> stupidità - ha mosso la valanga su un pendio lungo il quale non era
> inevitabile che rotolasse. Nulla e nessuno hanno costretto Vittorio
> Emanuele III a firmare le leggi razziali. Se non le avesse firmate,
> Mussolini sarebbe rimasto con un palmo di naso. Punto. È stata una
> stupida, imperdonabile leggerezza cedere alla prepotenza del mascellone
> che faceva la voce grossa, ma - in quel caso sicuramente - non avrebbe
> potuto usare il manganello. Nulla e nessuno hanno costretto Mussolini a
> dichiarare guerra. L'Italia non era occupata dai Tedeschi. L'Italia non
> era nelle mire espansioniste della Germania. L'alleanza con lo
> psicopatico baffetto era osteggiata anche da settori importanti del PNF.
> Una prudente neutralità non avrebbe rappresentato rischi - sicuramente
> non rischi superiori ad una guerra iniziata avendo sui campi d'aviazione
> poco più di qualche centinaio di biplani con ali di legno e tela. Fu una
> scommessa, tentata da un uomo abituato a giocare d'azzardo, contro
> avversari che fino ad allora non avevano avuto il coraggio di vedere i
> suoi bluff, e che per questo si credeva invincibile.
Sulle leggi razziali sono pienamente d'accordo, aggiungendo che anche
Mussolini avrebbe potuto risparmiarsele, a piccola discolpa aggiungo solo
che la feroce campagna antisraeliana dell'attuale sinistra, è ben più delle
leggi razziali.
Per la facilità di star fuori dalla guerra, dico invece che se fosse stato
così facile non vi entrava quasi tutto il mondo.
Ciao
Ad'I
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