Arturo
2009-10-26 23:11:04 UTC
Avrete letto tutti la notizia del (presunto) finanziamento inglese
elargito a Mussolini nel 1917 per trattenere l'Italia nel conflitto. In
attesa di una conferma della notizia, può essere interessante leggere il
commento di uno storico: http://tinyurl.com/yza5ney
Alcuni punti dell'articolo di Guerri sono condivisibili ma l'incredibile
sequela di svarioni che contiene lo rende difficile da prendere
seriamente. Sono pienamente d'accordo che la scelta interventista di
Mussolini si basava su ragioni politiche e psicologiche che
prescindevano totalmente da eventuali bustarelle britanniche; sarebbe
però il caso che un professionista che discetta di pieghe e grinze
altrui evitasse poi di affermare "che Mussolini, nel 1915, aveva
abbandonato il Partito socialista proprio per sostenere la necessità
dell'intervento a tutti i costi, con un nuovo giornale. Il Popolo
d'Italia era destinato ai «produttori» e Mussolini non aveva nessuna
simpatia per gli scioperi, come avrebbe dimostrato in abbondanza di lì a
poco." dal momento che Mussolini non abbandonò affatto ma fu *cacciato*
dal PSI nel *1914* (il 24 novembre, per la precisione), avendo *già*
fondato il Popolo d'Italia (il primo numero è del 13 novembre), che però
si sarebbe esplicitamente indirizzato ai produttori solo a partire dal 1
agosto 1918 (traggo le notizia da N. Tranfaglia, La prima guerra
mondiale e il fascismo, UTET, Torino, 1995, pagg. 35-36 e 153); così
come del tutto falsa è la considerazione che "l'Italia non aveva alcuna
intenzione di uscire dalla guerra, tanto meno dopo Caporetto", visto che
tale era il pessimismo dopo la rotta che vennero avviati contatti con
gli austriaci per una pace separata tramite la mediazione della Santa
Sede, naturalmente con la consapevolezza degli alleati (sanza il cui
supporto l'economia italiana sarebbe collassata in pochissimo tempo), i
quali però poi, stando alla testimonianza di Orlando, dopo l'offensiva
austro-tedesca sul fronte occidentale, approvarono la cautela espressa a
quel punto dallo stesso Orlando (vd. P. Melograni, Storia politica della
grande guerra, Mondadori, Milano, 1998 [1969], pp. 424-25). Non è quindi
impossibile che gli inglesi considerassero possibile un crollo, o per lo
meno un ulteriore indebolimento, interno dell'Italia (anzi: il tentativo
di separare l'Austria dalla Germania derivava proprio, come ipotizza
Melograni, da una sopravvalutazione della disfatta italiana) e
prendessero misure al riguardo. Devo invece dirmi d'accordo nello
stimagmatizzare il malvezzo di alcuni storici inglesi di rappresentare
Mussolini o in termini machiettistici o apologetici.
Saluti,
Arturo
elargito a Mussolini nel 1917 per trattenere l'Italia nel conflitto. In
attesa di una conferma della notizia, può essere interessante leggere il
commento di uno storico: http://tinyurl.com/yza5ney
Alcuni punti dell'articolo di Guerri sono condivisibili ma l'incredibile
sequela di svarioni che contiene lo rende difficile da prendere
seriamente. Sono pienamente d'accordo che la scelta interventista di
Mussolini si basava su ragioni politiche e psicologiche che
prescindevano totalmente da eventuali bustarelle britanniche; sarebbe
però il caso che un professionista che discetta di pieghe e grinze
altrui evitasse poi di affermare "che Mussolini, nel 1915, aveva
abbandonato il Partito socialista proprio per sostenere la necessità
dell'intervento a tutti i costi, con un nuovo giornale. Il Popolo
d'Italia era destinato ai «produttori» e Mussolini non aveva nessuna
simpatia per gli scioperi, come avrebbe dimostrato in abbondanza di lì a
poco." dal momento che Mussolini non abbandonò affatto ma fu *cacciato*
dal PSI nel *1914* (il 24 novembre, per la precisione), avendo *già*
fondato il Popolo d'Italia (il primo numero è del 13 novembre), che però
si sarebbe esplicitamente indirizzato ai produttori solo a partire dal 1
agosto 1918 (traggo le notizia da N. Tranfaglia, La prima guerra
mondiale e il fascismo, UTET, Torino, 1995, pagg. 35-36 e 153); così
come del tutto falsa è la considerazione che "l'Italia non aveva alcuna
intenzione di uscire dalla guerra, tanto meno dopo Caporetto", visto che
tale era il pessimismo dopo la rotta che vennero avviati contatti con
gli austriaci per una pace separata tramite la mediazione della Santa
Sede, naturalmente con la consapevolezza degli alleati (sanza il cui
supporto l'economia italiana sarebbe collassata in pochissimo tempo), i
quali però poi, stando alla testimonianza di Orlando, dopo l'offensiva
austro-tedesca sul fronte occidentale, approvarono la cautela espressa a
quel punto dallo stesso Orlando (vd. P. Melograni, Storia politica della
grande guerra, Mondadori, Milano, 1998 [1969], pp. 424-25). Non è quindi
impossibile che gli inglesi considerassero possibile un crollo, o per lo
meno un ulteriore indebolimento, interno dell'Italia (anzi: il tentativo
di separare l'Austria dalla Germania derivava proprio, come ipotizza
Melograni, da una sopravvalutazione della disfatta italiana) e
prendessero misure al riguardo. Devo invece dirmi d'accordo nello
stimagmatizzare il malvezzo di alcuni storici inglesi di rappresentare
Mussolini o in termini machiettistici o apologetici.
Saluti,
Arturo