Il 14/11/2010 22.29, Bhisma ha scritto:
> On Fri, 12 Nov 2010 20:57:09 +0100, Arturo
> <***@yahoo.it> wrote in message
> <4cdd9c1d$***@newsgate.x-privat.org>:
[cut]
>> Condivido queste tue precisazioni che rendono evidente come ci si trovi
>> a un crocevia intricatissimo. Secondo me bisognerebbe distinguere la
>> funzione sociale (e ideologica) del razzismo (qui da intendere come
>> convinzione di un'influenza determinante dell'ereditarietà nel produrre
>> caratteristiche positive o negative), i suoi presupposti epistemologici
>> e l'antisemitismo.
>
> A me continua a non sembrare per nulla netta, all'atto pratico, la
> distinzione tra antigiudaismo a base religiosa del cattolicesimo, ed
> antisemitismo di stampo razzista proposta da diversa storiografia di
> parte cattolica.
Neanche a me e infatti ho considerato l'antisemitismo come fenomeno
unitario. Pure evidentemente il fondamento religioso piuttosto che
quello razzista biologico hanno una loro rilevanza nient'affatto
trascurabile visto che, come tu stesso riconosci, la CC non era nel suo
insieme, e certamente non nel suo vertice, sulle stesse posizioni
naziste in materia di antisemitismo. (Scusa, lo so che è una richiesta
noiosa, ma ti pregherei in linea di massima di dare i riferimenti delle
fonti che citi, soprattutto quelle più defilate (es: per gli aderenti al
Manifesto della razza non è necessario, ma se citi La civiltà cattolica
vorrei conoscere, se possibile, la data esatta) perché alcune le
conoscevo già, altre no e mi piacerebbe sapere dove poterle andare a
cercare; prometto che io farò lo stesso!:-)).
Aggiungo che l'irrigidimento di questa distinzione, in cui scopi
apologetici sono spesso piuttosto scoperti, è un fenomeno relativamente
recente, che rischia di fare arretrare il dibattito rispetto a posizioni
su cui anche la storiografia cattolica alcuni anni fa era disposta a
convenire.
> Non va scordato che la discriminazione praticata dalla Chiesa
> Cattolica verso gli ebrei, non è la semplice discriminazione verso il
> non credente o il non cristiano, ma è una discriminazione basata
> sull'accusa di *deicidio*, le cui conseguenze investono in modo
> particolarmente punitivo la *razza* ebraica intera, colpe dei padri
> che ricadono sui figli eccetera, rendendola particolarmente
> ripugnante, odiosa e propensa a comportamenti abietti e
> particolarmente anticristiani per scelta divina.
[cut]
Sono senz'altro d'accordo. Integro però la tua giusta osservazione con
quelle che mi sembrano le considerazioni più equilibrate sull'argomento,
espresse da Miccoli nella recensione a un recente libro di intonazione
apologetica: "A parte il fatto che, come è stato ampiamente dimostrato,
elementi implicitamente razzistici, suggeriti dall'idea che il rifiuto
di Cristo da parte degli ebrei aveva in qualche modo intaccato la loro
stessa natura e consistenza morale, si erano insinuati nella polemica
antiebraica dei cattolici, Sale non tiene sufficientemente conto della
dimensione esplicitamente politica che il formarsi, negli ultimi decenni
dell'Ottocento, di partiti e movimenti cattolici aveva conferito alla
loro ostilità verso gli ebrei, offrendo così sul piano pratico un
possibile terreno di incontro (come in effetti almeno in parte avvenne)
tra l'"antisemitismo spirituale ed etico" dei cattolici (come lo
definiva mons. Gfoellner, vescovo di Linz) e quello dei nazisti,
nonostante il rifiuto delle premesse razzistiche che lo motivavano e il
crescente imbarazzo che gli aspetti anticristiani della loro polemica e
la strisciante persecuzione religiosa non mancavano di creare nelle file
cattoliche". (Santa Sede e Terzo Reich: a proposito di un libro recente,
Studi Storici, anno 45, no. 2, pag. 495).
[cut]
> Ma questo concetto dell' "ebreo deicida" che porta la repulsione e
> discriminazione cattolica nei suoi confronti ben al di là di quella
> normalmente riservata a miscredenti od altrimenti credenti di altro
> topo, è concetto che sostanzia di sé tutto il pensiero cattolico nei
> confronti degli ebrei sino ad epoca recente. Senza andare a pescare
> nel corso di tutta la storia cattolica citazioni di Padri della
> Chiesa, papi e via dicendo, che sarebbe esercizio facile ma futile, mi
> contenterò di ricordare le parole sugli ebrei deicidi nella Messa
> Tridentina, che sull'onda della riammissione degli scismatici
> lefebvriani (tra i quali è forte il pensiero negazionista sulla Shoah)
> è stata riammessa nel canone, anche se in versione purgata.
>
[cut]
> Venendo poi allo specifico dell'epoca in esame, mi sembra valga anche
> la pena di riportare, a questo proposito, un passo particolarmente
> rivelatore, in quanto proveniente da un papa effettivamente
> antinazista come Pio XI, tratto dalla famosa enciclica "Humani Generis
> Causa" poi non diffusa per via della sua morte.
> Sebbene anteponga che la questione ebraica ha da essere considerata
> religiosa e non razziale, Pio IX aggiunge poi:
> <<Il popolo ebreo ha messo a morte il suo Salvatore...
> Constatiamo in questo popolo un'inimicizia costante rispetto al
> cristianesimo. Ne risulta una tensione perpetua tra ebrei e cristiani
> mai sopita. Il desiderio di vedere la conversione di tale popolo non
> acceca la Chiesa sui pericoli ai quali il contatto con gli ebrei può
> esporre le anime>>
> Ancora una volta, come si vede, è il tema del deicidio a suggerire una
> tale eccezionalità dell'ebreo da far sì che esso costituisca un
> eccezionale pericolo per le anime, ed a motivarne la segregazione,
> secondo un papa non certo noto per simpatie naziste.
Sotto parli di ambiguità, ma anche la questione del popolo deicida si
presenta con sfumature diverse all'interno del mondo cattolico. Per
esempio sempre su La civiltà cattolica padre Rosa, certo più vicino di
Gemelli alle posizioni del Vaticano, sosteneva che il peccato di
"deicidio" non rendeva gli ebrei più responsabili dei "cristiani e
cattolici sviati" (La questione giudaica e la società cattolica in CC,
a. 89 (1938), IV, pp. 3-16 cit. in D. Veneruso, Il seme della pace,
Studium, Roma, 1987, pp. 200-201) del peccato che dilaga nel mondo. Il
che evidentemente significa comunque considerare gli ebrei peccatori ma
dubito che in un'ottica preconciliare si potesse andare molto oltre. Per
riprendere quanto dicevo sopra, è interessante osservare che, dopo un
esame daegli articoli della CC che evidenzia la presenza di posizioni
molto più cariche di pregiudizio rispetto a quella che ho citato, anche
un cattolicissimo come Veneruso deve riconoscere l'ovvio, ossia che
"Particolarmente pericolosa e fuorviante appariva, in questo contesto,
la tendenza dell'esclusione degli ebrei dalle guarentigie generali del
mondo moderno. Il discutere sulla loro perenne ambiguità significava
infatti introdurre un elemento di discriminazione che, in quel contesto,
poteva portare acqua al mulino della persecuzione, o almeno non
contrastarla con quell'efficacia che era necessaria" (Ibid., pag. 203).
Che sono posizioni molto vicine a quelle di Miccoli.
> In questo clima di ambiguità tra discriminazione religiosa e razziale,
> non stupisce quindi trovare tra gli aderenti al manifesto "Il fascismo
> e il problema della razza" ( sulla cui natura razzista spero nessuno
> vorrà obiettarmi qualcosa :0) )
Lo spererei anch'io, ma di questi tempi non si può dire. :-(
> esponenti di spicco del mondo
> cattolico, e religiosi cattolici di primo piano, come Amintore
> Fanfani, Luigi Gedda, Piero Bargellini, Giovanni Papini, Domenico
> Giuliotti, Padre Agostino Gemelli
A proposito di quel che hai osservato sopra, non si può però neanche
dimenticare che Pio XI definì il Manifesto "una forma di vera apostasia"
(A. Duce, La Santa Sede e la questione ebraica, Studium, Roma, 2006,
pag. 77).
> (del quale vorrei ricordare anche il
> giudizio espresso nel 1924 in occassione del suicidio di Momigliano
> sulle pagine di "Vita e Pensiero", rivista culturale dell'Università
> Cattolica:<Si starebbe meglio se, insieme col positivismo, il
> socialismo, il libero pensiero, e con Momigliano, morissero tutti i
> giudei che hanno crocefisso Nostro Signore>,
Le parole di Gemelli sono veramente repellenti, non c'è che dire.
> e Padre Pietro Tacchi
> Venturi (quello stesso che nel riferire al Cardinal Maglione,
> segretario di stato vaticano dei suoi contatti con il ministro
> dell'interno all'indomani della caduta di Mussolini ebbe a scrivere a
> proposito delle leggi razziali che si guardò bene<dal pure accennare
> alla totale abrogazione la quale secondo i principii e la tradizione
> della Chies Cattolica, ha bensi' disposizioni che vanno abrogate, ma
> ne contiene pure altre meritevoli di conferma>
Disponiamo pure della lettera a Ricci che, annessa a quella di Tacchi
Venturi, è stata pubblicata negli ADSS vol. 9, n. 317: le questioni
affrontate riguardano i matrimoni misti e i catecumeni; va osservato
tuttavia che se in generale oggetto della proposta/protesta è la
violazione del Concordato, in relazione ai matrimoni misti mi pare che,
sia pure - direi - sempre strumentalmente, si vada oltre quando si afferma:
"La prima di esse riguarda le cosidette famiglie miste, quella cioè
nelle quali uno dei coniugi, cattolico, appartiene alla razza ariana;
l'altro, *il più delle volte* [asterischi miei] anch'esso cattolico,
all'ebraica. Per queste famiglie, che secondo la statistica compilata
dalla Direzione Generale della Demografia ascendono al numero di 6820,
la Santa Sede propone che non si ritardi di riconoscerle tutte ariane
comprendendovi il coniuge di stirpe ebraica.
Il passato Regime intendeva di adottare questo provvedimento;
anzi esso era già pronto per presentarlo al Consiglio dei Ministri del 7
luglio 1941 6 guando all'ultima ora il Capo del Governo ordinò di
soprassedere. Sono in grado di attestare di avere udito il 3 novembre
1942 il Capo del Governo deplorare i gravi inconvenienti che il
disuguale trattamento dei coniugi e della prole arreca alla compagine
familiare; nello stesso tempo mi mise a parte del suo fermo proposito
di trattare tutta la famiglia mista quale ariana non si tosto fosse
finita la guerra.
Ora mi domando: perché attendere un tal termine così indeterminato? Che
cosa impedisce di venire subito al desiderato equo riconoscimento
col quale verranno rimossi i deplorati inconvenienti?"
[cut]
> Potrei poi naturalmente ricordare le compromissioni della Chiesa
> Cattolica Francese e Tedesca con la persecuzione antisemita,
> compromissioni per le quali gli stessi vescovi di quelle nazioni hanno
> ritenuto opportuno presentare scuse ufficiali che attribuivano precise
> responsabilità alla Chiesa in quanto tale (a differenza di quelle
> presentate da Woytila nella giornata del perdono), vari armeggii di
> Chiesa Cattolica e nazisti, per poi concludere con l'indimenticabile
> (ma volutamente spesso dimenticato) monsignor Jozef Tiso.
> Ma ovviamente qui non siamo più in presenza di ambiguità ma di vero e
> proprio cattonazismo.
[cut]
Le compromissioni di molti esponenti delle chiese nazionali sono
assolutamente fuori questione (è uscito di recente, anche se non l'ho
ancora letto quindi non posso darne una valutazione, K. Spicer,
Sacerdoti di Hitler). Come sempre vanno però fatte delle distinzioni
che, per quanto noioso, richiedono un esame caso per caso. Per citarne
uno, i rapporti tra Tiso e la Santa Sede non furono per niente rose e
fiori: ad esempio Tardini, in una nota del 27 marzo 1942 aggiunta a un
telegramma di Burzio che dava conto di come il governo cecoslovacco, a
dispetto di precedenti passi della Santa Sede, si adoperasse comunque
per il concentramento di un primo contingente di 10.000 ebrei in vista
della loro deportazione, scriveva:
"Telegrafare a mons. Burzio - in risposta ai suoi telegrammi -
dicendogli i passi fatti qui e incaricandolo di fare personalmente
un passo presso Tiso.
(Non so se i passi riusciranno a fermare... i pazzi! E i pazzi sono due:
Tuka che agisce e Tiso - sacerdote - che lascia fare!)" (ADSS, vol. 8,
n. 326).
Saluti,
Arturo