Discussione:
Santa Sede e guerra d'Etiopia
(troppo vecchio per rispondere)
Arturo
2008-05-19 22:43:02 UTC
Permalink
Non sono un amante degli scoop storiografici ma devo dire che il
documento trovato nell'Archivio Segreto Vaticano da Lucia Ceci pochi
mesi fa ha qualcosa di sorprendente. In quest'articolo di Melloni (non
badate al titolo, che è del tutto fuorviante) ne trovate una sintesi:
http://tinyurl.com/4hezf4

Come ho detto, è sorprendente che un personaggio così vicino al papa
come Tardini esprimesse valutazioni tanto drastiche, e anche tanto
acute, sul fascismo già nel 1935, senza risparmiare i vescovi. Che
questi ultimi avessero appoggiato, talvolta entusiasticamente, la
campagna italiana, naturalmente si sapeva perché c'erano le
dichiarazioni pubbliche; che nella curia si covasse tanto disappunto
risulta invece abbastanza nuovo. Mi pare si possano fare almeno due
considerazioni:
- la prima riguarda questo passaggio: "la Chiesa di Italia è accusata di
essere in combutta col Fascismo. E con la Chiesa d' Italia, la Santa
Sede. Mai la Santa Sede ha passato - credo - un periodo più difficile di
questo», nel quale rischia di «compromettere seriamente per un secolo il
prestigio morale» accumulato. Sulle cause Tardini è durissimo: senza la
conciliazione «il clero non avrebbe preso l' atteggiamento di oggi. E la
difficoltà non sarebbe nata», giacché «il dissidio con l' Italia era la
miglior garanzia della indipendenza della Santa Sede...». Nel Vaticano
del 1935 si può pensare: «Beato dissidio tra Italia e Vaticano, quanti
vantaggi hai portato! Che guaio, sia tu così presto finito!»"
E' difficile che non tornino alle mente queste righe: "Noi riteniamo che
l'indipendenza del pontefice, la sua dignità e l'indipendenza della
Chiesa possano tutelarsi mercé la separazione dei due poteri mercé la
proclamazione del principio di libertà applicato lealmente, largamente,
ai rapporti della società civile colla religione.
Egli è evidente, o signori, che, ove questa separazione sia operata in
modo chiaro, definito ed indistruttibile, quando questa libertà della
chiesa sia stabilita, l'indipendenza del papato sarà su un terreno ben
più solido che non lo sia al presente. Né solo la sua indipendenza sarà
meglio assicurata, ma la sua autorità diverrà più efficace, poiché non
sarà vincolata dai molteplici concordati, da tutti quei patti che erano
e sono una necessità finché il pontefice riunisce nelle sue mani, oltre
alla potestà spirituale, l'autorità temporale. Tutte quelle armi, di cui
deve munirsi il potere civile in Italia e fuori, diverranno inutili
quando il pontefice sarà ristretto al potere spirituale. Epperciò la sua
autorità, lungi dall'essere menomata, verrà a crescere assai di più
nella sfera che sola le compete.
Io credo che questo non ha bisogno di dimostrazione, e penso che ogni
sincero cattolico, ogni sacerdote zelante per la religione, di cui è
ministro, deve preferire di molto questa libertà d'azione nella sfera
religiosa, ai privilegi ed anche al potere supremo nella sfera civile.
Se altrimenti fosse, converrebbe dire che quei sacerdoti, quei cattolici
non sono di buona fede, e vogliono fare del sentimento religioso un
mezzo di promuovere i loro temporali interessi" (Discorso parlamentare
di Cavour del 25 marzo 1861, in Cavour, Ruffini, Pirani, Libera Chiesa
in libero Stato, Il Melangolo, Genova, 2001, pagg. 40-41: ho tagliato le
reazioni del pubblico e corretto un errore di ortografia) che a suo
tempo La Civiltà Cattolica così sbeffeggiava (Un raggio di luce fra le
tenebre della quistione italiana, serie IV, vol. X, Roma, 1861, pag. 293
e ss. La citazione è tratta da pag. 315) "Alla fine di questo paragrafo
lo stenografo ufficiale aggiunge fra parentesi (risa di assenso), e
riderebbe, ne siam certi, anche il lettore, se non movesse a nausea che
con tali scherni si derida l'augusta società di 200 milioni di
cattolici, nell'atto di spogliare della porpora regale il loro supremo
Sacerdote, Vicario e viva immagine del Nazzareno. Dare ai cattolici per
guarentigia dell'indipendenza e dignità pontificia un vocabolo che nulla
significa, un'idea contraddittoria, un'ipotesi impossibile, che il
governo comandi ai corpi senza comandare alle anime, e la Chiesa comandi
alle anime senza muovere i corpi; è tal misto d'audacia e di buffoneria
che se lo sdegno non l'impedisce, ogni lettore accoppierebbe le sue, ma
senza assenso, alle risate della Camera".
Sono questioni su cui mi pare si possa fecondamente riflettere ancora oggi.
- la seconda è che alla pagina successiva della C.C. i gesuiti accusano
Cavour di machiavellismo ma certo in fatto di doti di dissimulazione mi
pare che la Santa Sede avesse poco da imparare dal segretario fiorentino.

Saluti,
Arturo
Matteo Luigi Napolitano
2008-07-09 19:49:59 UTC
Permalink
Grazie ad Arturo per questo bel contributo.

Matteo Luigi Napolitano
Arturo
2008-07-13 06:39:09 UTC
Permalink
Post by Matteo Luigi Napolitano
Grazie ad Arturo per questo bel contributo.
Grazie mille a te per le (autorevoli) parole di apprezzamento! La
curiosità per il personaggio Tardini (e anche un bello sconto, lo
ammetto ;-)) mi ha spinto ad acquistarne la biografia scritta da Casula.
Le ho solo dato una scorsa, però propongo una facezia e una domanda. La
prima: pur dopo la "levigatura" del discorso di Pio XI del 27 agosto '35
intrapresa dagli uffici, l'atteggiamento di freddezza verso la guerra in
Etiopia da parte della Santa Sede, nonostante l'interpretazione
filofascista delle parole papali diffusa dall'Agenzia Stefani, non era
in effetti passata inosservata per es. a un comunista come Velio Spano
(cito da Casula, Domenico Tardini (1888-1961). L'azione della Santa Sede
nella crisi tra le due guerre, Roma, Studium, 1988, pag. 93): "[...] la
condanna della guerra fascista non è né chiara né energica (in realtà lo
era stata molto di più di quanto l'Osservatore Romano aveva scritto), ma
c'è pure una bella diversità tra questo linguaggio e quello di
glorificazione delle imprese di colonizzazione"." L'importanza del
discorso era stata sottolineata perfino nel bollettino del Comintern!
La seconda: nei riferimenti alle fonti archivistiche del volume di
Casula ho trovato menzionati (pag. VII) gli archivi delle ambasciate
francese e spagnola presso la Santa Sede. Devo dire che è la prima volta
che in un testo di relazioni internazionali trovo un riferimento ad
archivi di ambasciate. Pensavo che tutti i documenti di ambasciata si
trovassero negli archivi dei Ministeri degli esteri dei rispettivi
paesi; forse è un modo per pubblicare documenti inediti senza doversi
allontanare da Roma? Mi sembra una scelta non priva di rischi perché non
è affatto detto che i governi comunicassero alle loro ambasciate (tanto
più se era possibile che i contatti fossero spiati come spesso avveniva
nell'Italia fascista) in maniera completa e onesta tutte le ragioni
delle loro decisioni o valutazioni; i rischi aumentano se non si usano
le connesse fonti edite (devo dire che l'assenza dei DDF mi ha molto
sorpreso). Probabilmente è una domanda da profano e per questo mi fa
piacere poterla girare a un professionista... ;-)

Grazie e saluti,
Arturo

Loading...