OndaMax
2010-01-09 19:53:32 UTC
Ho appena terminato la lettura del «Garibaldi» di Montanelli e Nozza. Ha il
difetto (volontario e dichiarato) di non offrire ne riferimenti ne note, ma
nel complesso è stato una piacevole lettura ed offre giudizi equilibrati,
che spesso (mi) convincono:
«Solo a chi non sia cieco è chiaro che il Risorgimento si sarebbe fatto
anche senza Garibaldi, magari con qualche variazione di orario. Ma non c'è
dubbio che egli vi porto un palpito popolare che ne il Piemonte col suo
esercito e la sua diplomazia, ne Mazzini col suo aristocratico rigore
ideologico avrebbero mai suscitato. E' vero che anche nelle file garibaldine
di "popolo" ce ne fu sempre poco. Però ce ne fu sempre molto ad acclamarlo.
E se la lotta per l'unità nazionale fini per acquistare un senso anche agli
orecchi e al cervello delle diseredate plebi italiane, fu tutto merito di
Garibaldi, il più caratteristico e pittoresco rappresentante di un certo
folklore italiano, la "maschera" più congeniale al gusto delle folle. Nel
disperato bisogno che l'Italia dell'Ottocento aveva di eroi, è giusto che il
posto di proscenio e il piedistallo più alto siano toccati a lui.»
A leggerlo bene si distinguono gli elementi sociali chiave del Risorgimento
italiano:
- Declino ed estinzione dell'aristocrazia: la sparuta minoranza che
sopravvive al 1861 si irrigidisce in una destra estrema che non avrà mai
alcuna influenza.
- Sviluppo e pressione della borghesia proto-industriale: interessati
promotori dell'unificazione economica della penisola, a rimorchio dei
liberali di Cavour.
- Idealismo e spirito di riscatto della classe intellettuale media: al
risorgimento fornirono i leader repubblicani e garibaldini, e un serbatoio
notevole di carne da cannone.
- Disillusa pragmaticità delle masse contadine: più sensibili a vantaggi
sociali pratici ed immediati che a obiettivi ideali e politici a lungo
termine.
Certo, ce ne sarebbe da dire ... ;-)
Ciao
OndaMax
difetto (volontario e dichiarato) di non offrire ne riferimenti ne note, ma
nel complesso è stato una piacevole lettura ed offre giudizi equilibrati,
che spesso (mi) convincono:
«Solo a chi non sia cieco è chiaro che il Risorgimento si sarebbe fatto
anche senza Garibaldi, magari con qualche variazione di orario. Ma non c'è
dubbio che egli vi porto un palpito popolare che ne il Piemonte col suo
esercito e la sua diplomazia, ne Mazzini col suo aristocratico rigore
ideologico avrebbero mai suscitato. E' vero che anche nelle file garibaldine
di "popolo" ce ne fu sempre poco. Però ce ne fu sempre molto ad acclamarlo.
E se la lotta per l'unità nazionale fini per acquistare un senso anche agli
orecchi e al cervello delle diseredate plebi italiane, fu tutto merito di
Garibaldi, il più caratteristico e pittoresco rappresentante di un certo
folklore italiano, la "maschera" più congeniale al gusto delle folle. Nel
disperato bisogno che l'Italia dell'Ottocento aveva di eroi, è giusto che il
posto di proscenio e il piedistallo più alto siano toccati a lui.»
A leggerlo bene si distinguono gli elementi sociali chiave del Risorgimento
italiano:
- Declino ed estinzione dell'aristocrazia: la sparuta minoranza che
sopravvive al 1861 si irrigidisce in una destra estrema che non avrà mai
alcuna influenza.
- Sviluppo e pressione della borghesia proto-industriale: interessati
promotori dell'unificazione economica della penisola, a rimorchio dei
liberali di Cavour.
- Idealismo e spirito di riscatto della classe intellettuale media: al
risorgimento fornirono i leader repubblicani e garibaldini, e un serbatoio
notevole di carne da cannone.
- Disillusa pragmaticità delle masse contadine: più sensibili a vantaggi
sociali pratici ed immediati che a obiettivi ideali e politici a lungo
termine.
Certo, ce ne sarebbe da dire ... ;-)
Ciao
OndaMax