Discussione:
L'Austria-Ungheria e l'epoca coloniale (attenzione LUNGHETTO)
(troppo vecchio per rispondere)
Little
2008-07-21 09:41:53 UTC
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Ciao! Sto studiando Storia Contemporanea sul Sabbatucci-Vidotto,
ho l'ultima edizione aggiornata e al capitolo 7 (pag. 117) leggiamo
assieme il punto 7.1, dal titolo "La febbre coloniale":

In sintesi, il capitolo comincia dicendo che negli ultimi decenni
dell'800 c'è la tendenza da parte delle potenze europee a
costruirsi imperi coloniali. O meglio, sebbene l'Europa si fosse
chiaramente lanciata molto tempo prima alla conquista del mondo,
tale processo raggiunge il suo apice proprio a fine '800.

Poi il testo ci informa che i territori coloniali venivano controllati
mediante la costituzione di Colonie (se controllati direttamente
dai conquistatori) o Protettorati (se il controllo era esercitato
in via indiretta, immagino tramite delle élite locali).
---------
E fin qui tutto ok.
Se avete avuto la bontà di leggere questo lungo preambolo,
sappiate che serve solo per inquadrare meglio quello che è il
mio piccolo dubbio e in qualche modo "scartare" l'ipotesi che ci
sia stata trascuratezza da parte mia relativamente al testo stesso,
in pratica chiedendo adesso cose che invece sono spiegate.
Ma proseguiamo:
---------
A questo punto c'è un piccolo elenco delle potenze coinvolte
nella corsa alla colonia: Inghilterra e Francia ovviamente in primis,
poi Germania, Belgio, Italia e -alla fine del secolo- anche Giappone
e Stati Uniti...

E *poi la frase fatale* : "L'unica assente di rilievo fu l'Austria-Ungheria"
*PERCHE'?* Perchè l'Austria non fa come tutte le altre nazioni?

Il testo disgraziatamente lancia il sasso, ma poi nasconde la mano, nel
senso che poi il capitolo parte in tutt'altra altre direzione, lasciando
insoluta quella che potrebbe benissimo essere una legittima domanda,
eventualmente anche ad un esame, qualora lo studente introducesse
*quel* distinguo. Ripeto che non credo di essere io a non saper trovare
la risposta, a meno che essa sia trattata altrove, ma allora mi sembra
brutto spezzare le cose in maniera così netta in una spiegazione.
A questo punto, io ci ho pensato un pò su, ed ecco le mie ipotesi:

- le note lacerazioni etniche interne allo Stato stesso, che poi del
resto contribuiranno a farlo collassare?
- la sua struttura arcaica: un Paese agricolo, clericale, ripiegato su sè
stesso, quasi cristallizzato e incapace di rapportarsi col cambiamento?

Però l'Austria aveva una buona capacità offensiva, un buon esercito: ma
caspita, questo lo vediamo anche nella 1a Guerra Mondiale, qui sarebbe
bastato molto meno per una nazione africana e assicurarsi così il famoso
"posto al sole". Non so... non erano interessati? Ma anche questo mi
suona strano, visto quel particolare "darwinismo internazionale" che imbeve
ogni atto di politica estera del periodo! Ogni nazione vuole crescere e
dimostrare di essere migliore del vicino, avere più risorse, più futuro!

Ma allora perchè in questo particolare momento l'Austria si chiama fuori?

Signori: dite la vostra e un Grazie in anticipo per le risposte da parte
mia!. :-)
Little
f***@gmail.com
2008-07-21 15:41:22 UTC
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Post by Little
Ciao! Sto studiando Storia Contemporanea sul Sabbatucci-Vidotto,
ho l'ultima edizione aggiornata e al capitolo 7 (pag. 117) leggiamo
Ciao! Ti rispondo direttamente qua, così almeno teniamo il filo del
discorso iniziato nell'altro thread. Riguardo al tuo esame il
Sabbatucci Vidotto è in assoluto il manuale più utilizzato e per molti
aspetti il migliore per la didattica universitaria, per questo l'ho
indovinato. Anche se continuo a rimpiangere il vecchio giardina-
sabbatucci-vidotto, se non altro perchè era in unico volume e più
bello graficamente. (anche l'occhio vuole la sua parte). Per il resto
occhi aperti con il Lanaro, è un ottimo libro ma più di critica che di
contenuti. Affrontalo solamente dopo una salda preparazione sul
manuale e sul ginsborg (che fa un pò da manuale per l'italia del
dopoguerra... bellissimo tra l'altro, ho apprezzato la parte sulla
burocrazia e il peso dello stato, che percorre tutto il libro).
Divertente è analizzare poi le cose in contemporanea col ginsborg,
molto spesso, ad esempio sulla vicenda moro, hanno idee ben diverse e
quindi insieme danno una visione completa. Il Lanaro, secondo me, ci
vede molto più lungo a volte del ginsborg. Forse perchè essendo
italiano d'origine è un pochino meno scientifico e più disilluso. Il
colarizi non mi è mai piaciuto, ma è tutta questione di gusti, è
indiscusso il fatto che sia un gran libro, personalmente l'ho solo
trovato un pò pesantuccio.
Post by Little
- le note lacerazioni etniche interne allo Stato stesso, che poi del
resto contribuiranno a farlo collassare?
- la sua struttura arcaica: un Paese agricolo, clericale, ripiegato su sè
stesso, quasi cristallizzato e incapace di rapportarsi col cambiamento?
Però l'Austria aveva una buona capacità offensiva, un buon esercito: ma
caspita, questo lo vediamo anche nella 1a Guerra Mondiale, qui sarebbe
bastato molto meno per una nazione africana e assicurarsi così il famoso
"posto al sole". Non so... non erano interessati? Ma anche questo mi
suona strano, visto quel particolare "darwinismo internazionale" che imbeve
ogni atto di politica estera del periodo! Ogni nazione vuole crescere e
dimostrare di essere migliore del vicino, avere più risorse, più futuro!
Ma allora perchè in questo particolare momento l'Austria si chiama fuori?
Signori: dite la vostra e un Grazie in anticipo per le risposte da parte
mia!. :-)
Little
Direi che i motivi che hai indicato sono molto puntuali e precisi.
Vediamo però di completarli un attimo. L'esercito austro-ungarico era
certamente formidabile, ma le frontiere e le regioni potenzialmente
ribelli obbligavano una gran parte di esso in missioni stanziali.
Prova ad esempio a pensare a quante divisioni andavano mantenute in
galizia contro polacchi ed eventualmente anche contro russi. Per non
parlare poi del veneto e trentino. Certo gli italiani erano alleati,
deboli ecc, ma 25 milioni di abitanti ferocemente contrari
all'esistenza dell'impero non erano da trascurarsi. Insomma
militarmente c'era meno disponibilità di forze che non inglesi o
francesi. A questo punto però va detto che già il buon Geoffrey Parker
dimostrò a suo tempo che gli imperi si costruirono con eserciti e
flotte piccolissime, quindi questo fatto, da solo, non avrebbe potuto
bloccare l'imperialismo austro-ungarico.
A questo aggiungiamo che l'economia era diversa: poche industrie e
tantissima agricoltura, il che escludeva interessi di tipo coloniale.
Avere colonie ed eventualmente farle crescere avrebbe solo creato
concorrenza alle regioni granarie mitteleuropee. Non esistevano quindi
necessità economiche pressanti ( a differenza della francia ad
esempio).
Inoltre le casse dello stato erano state prosciugate dalle due lunghe
guerre del 59 e del 66. e per fare imperialismo ci vogliono ingenti
fondi, sia per il mantenimento di un esercito all'estero, sia per
sfruttare le risorse locali.

Ma soprattutto vi sono due ragioni importantissime che tu non citi e
che secondo me sono fondamentali:
1) mancanza quasi totale di una flotta di questo nome, sia militare
che mercantile; o meglio la mancanza di infrastrutture portuali degne
di questo nome, a parte Trieste c'era ben poco.
2) in realtà un pò di "imperialismo" ci fu (anche se però non è
definibile "imperialismo"). L'austria, dato il progressivo collasso
dell'impero ottomano, si concentrò nell'aumentare la propria influenza
e i propri territori all'interno dell'area balcanica, tradizionalmente
una delle sue aree di espansione. Quindi, perchè cercare in africa
delle zone da occupare, quando si poteva prenderle così vicino a casa
con molto minor dispendio di soldi e mezzi (navi in primo luogo)?
Little
2008-07-22 19:21:28 UTC
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Per il resto occhi aperti con il Lanaro, è un ottimo libro ma più di
critica che di contenuti. Affrontalo solamente dopo una salda
preparazione sul manuale e sul ginsborg (che fa un pò da manuale
per l'italia del dopoguerra... bellissimo tra l'altro, ho apprezzato la
parte sulla burocrazia e il peso dello stato, che percorre tutto il
libro).
Divertente è analizzare poi le cose in contemporanea col ginsborg,
molto spesso, ad esempio sulla vicenda moro, hanno idee ben diverse e
quindi insieme danno una visione completa. Il Lanaro, secondo me, ci
vede molto più lungo a volte del ginsborg.
Ciao. Lanaro è un rullo compressore! E' capace di analisi raffinate di
aspetti controversi e/o ancora misteriosi della nostra storia (la seduta
spiritica del sequestro Moro, l' "equivoco" (?) Gradoli paese/via Gradoli,
la narrazione viva dei fatti di Genova del 1960 così come quelli
dell'università di Trento durante la contestazione), ma anche di sparare
quasi a zero su alcuni personaggi politici forse oggigiorno eccessivamente
ritualizzati (da qualche parte non ha paura di apostrofare Moro come
"il lumacone" o insiste spessissimo su un suo compiaciuto ruolo di eminenza
grigia, di grande "tessitore" ma rigorosamente dietro le quinte).
A mio modestissimo parere è un studioso che sa a molto e che riesce a
trasmettere immagini vive, pulsanti e quanto mai attualissime.
Un grande, che strappa più di qualche sana risata, fra le tante ore di
studio.
Direi che i motivi che hai indicato sono molto puntuali e precisi.
Vediamo però di completarli un attimo.
Taglio a malincuore per motivi di quoting, ma aggiungo un doveroso
COMPLIMENTI!

Spiegazione magnifica, mi ci ritrovo benissimo rispetto a quanto ho finora
studiato. Ho naturalmente salvato tutto e lo utilizzerò sicuramente per
integrare i miei appunti: mi trovi sicuramente d'accordo, anche se purtroppo
non sarò mai in grado di esporre le cose in questo modo all'esame, ma
pazienza...

Insomma, da quel che ho capito, l'Austria nel periodo osservato doveva fare
i conti con i suoi problemi interni, a scapito delle velleità di espansione
che si ritrovano invece intatte negli altri competitori coloniali.
Tra l'altro la sua fortissima identità cattolica la stimolava ad espandersi
a spese dell'agonizzante Impero Ottomano nei Balcani, per cui se non c'è
un colonialismo vero e proprio (come di primo acchito lo immaginiamo
oggigiorno) c'è sicuramente un'azione molto "di comodo": bastava affacciarsi
e seguire la naturale tendenza ad espandersi, erodendo territorio dell'ex
potente vicino, sempre più in difficoltà a fronteggiare i tempi che
cambiano.
Tuttavia mi pare che in seguito *entrambi* gli Imperi collasseranno e
immagino che NON sia certo un caso... ;-)

Grazie ancora per l'aiuto.
Little
Albert0
2008-07-26 12:29:36 UTC
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Post by f***@gmail.com
Vediamo però di completarli un attimo. L'esercito austro-ungarico era
certamente formidabile, ma le frontiere e le regioni potenzialmente
ribelli obbligavano una gran parte di esso in missioni stanziali.
Prova ad esempio a pensare a quante divisioni andavano mantenute in
galizia contro polacchi ed eventualmente anche contro russi.
Inoltre le casse dello stato erano state prosciugate dalle due lunghe
guerre del 59 e del 66. e per fare imperialismo ci vogliono ingenti
fondi, sia per il mantenimento di un esercito all'estero, sia per
sfruttare le risorse locali.
Come lettore di storia romana noto le notevoli analogie con il tardo
impero!
Per il resto rimando a :
La grande strategia dell'impero romano : dal 1. al 3. secolo d.C. /
Edward N. Luttwak
che nel suo ambito è ottimo ( anche se si appoggia un pò troppo alle
teorie di Metternich
sulla potenza dominante che deve mantenere l'equilibrio).

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