Discussione:
Era necessario il bombardamento atomico del Giappone?
(troppo vecchio per rispondere)
Alessandro Selli
2008-08-05 22:21:07 UTC
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Questo articolo è probabilmente un po' fuori tema in
it.cultura.orientale. Vogliate prenderlo allora, in occasione del 63º
anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, come un omaggio ad
un popolo orientale che, ad epilogo di una guerra che lo vide anche
carnefice, subì alla fine una tale tragedia per mero calcolo di
convenienza politico-economica. Tanto non dovrebbe destare grande
sorpresa, che è soprattutto per questo che si combattono le guerre, al
di là dello strombazzamento della propaganda ufficiale.

http://alessandro.route-add.net/Testi/Altro/bombardamento_atomico_giappone.html

Articolo originalmente pubblicato domenica 6 agosto 2006 da
CommonDreams.org, http://www.commondreams.org/views06/0806-25.htm
Tradotto da Alessandro Selli; ultima revisione: 22 luglio 2008

Era necessario il bombardamento atomico del Giappone?

di Robert Freeman


Poche discussioni riguardo eventi della storia degli Stati Uniti -
forse solo lo schiavismo - sono tanto animati come quello dell'uso delle
bombe atomiche sul Giappone. Era necessario? Il solo fare questa
domanda provoca indignazione, persino rabbia. Si prenda ad esempio il
clamore isterico sorto intorno alla mostra del 1995 dello Smithsonian
che aveva semplicemente osato discutere il tema a cinquant'anni dal
fatto. Oggi, dopo altri undici anni, gli statunitensi hanno ancora
difficoltà a guardare in faccia la verità su quelle bombe.

Ma la rabbia non è una tesi. L'isteria non è la storia. La
decisione di sganciare la bomba è stata sottoposta al lavaggio della
fabbrica americana di miti tanto da essere trasformata a volontà:
dall'autoconservazione degli statunitensi ad una preoccupazione nei
confronti degli stessi giapponesi, come se l'incinerazione di
duecentomila esseri umani in un secondo possa essere stato per qualche
ragione un atto di generosità morale.

Eppure la domanda non si estinguerà, né deve farlo: l'uso delle bombe
atomiche su Hiroshima e Nagasaki è stata una necessità militare? Era
giustificabile questa decisione dall'imperativo della salvaguardia di
vite umane, o dietro c'erano altre ragioni?

La domanda sulla necessità militare può essere messa a tacere
rapidamente. "Il Giappone era già militarmente sconfitto e l'uso della
bomba era completamente inutile." Queste non sono le parole di uno
storico revisionista postumo o di uno scrittore di sinistra. Certamente
non sono le parole di qualcuno preso dall'odio per gli Stati Uniti.
Sono le parole di Dwight D. Eisenhower, Comandante Supremo delle Forze
Alleate in Europa e futuro presidente degli Stati Uniti d'America.
Eisenhower sapeva, come lo sapeva l'intero corpo degli ufficiali
superiori degli Stati Uniti, che verso la metà del 1945 il Giappone era
privo di difese.

Dopo la distruzione della flotta giapponese nel golfo di Leyte
nell'ottobre del 1944, gli Stati Uniti potevano bombardare incontrastati
le città del Giappone, come fecero con gl'infernali bombardamenti
incendiari di Tokyo e Osaka. Questo è quello che intendeva Henry H.
Arnold, Comandante generale dell'Aeronautica militare degli Stati Uniti,
quando dichiarò che "la situazione dei giapponesi era disperata perché
ancora prima del lancio della prima bomba atomica i giapponesi avevano
perso il controllo del loro proprio spazio aereo." Inoltre, senza una
propria marina militare, un Giappone povero di risorse autonome aveva
perso la capacità di importare il cibo, il carburante e i rifornimenti
industriali necessari a portare avanti una guerra mondiale.

Consci dell'evidente futilità della loro difesa i giapponesi
contattarono i russi per ottenere il loro aiuto nel negoziare una pace
che mettesse fine alla guerra. Gli Stati Uniti avevano già da tempo
imparato a decodificare le trasmissioni giapponesi e sapevano che tali
negoziati erano in corso, sapevano che i giapponesi erano mesi che
cercavano un modo [accettabile] di arrendersi.

L'ammiraglio di squadra navale Chester W. Nimitz, comandante in capo
della flotta USA del pacifico, evidenziava questo fatto quando scriveva
che "I giapponesi avevano infatti già chiesto la pace. La bomba atomica
non ebbe alcun ruolo decisivo, da un punto di vista puramente militare,
nella sconfitta del Giappone." L'ammiraglio William D. Leahy, Capo del
gabinetto del presidente Truman, disse la stessa cosa: "L'uso de[lle
bombe atomiche] a Hiroshima e Nagasaki non fu di alcun beneficio pratico
nella nostra guerra contro il Giappone. I giapponesi erano già
sconfitti e pronti alla resa."

Le autorità civili, in particolar modo lo stesso Truman, avrebbero in
seguito tentato di riscrivere la storia sostenendo che le bombe fossero
state sganciate per salvare le vite di un milione di soldati USA. Ma
non esiste nessuna circostanza concreta a sostegno di questa tesi in
qualsiasi documento dell'epoca. Al contrario, la 'Analisi dei
bombardamenti strategici' degli Stati Uniti rilevava che "Certamente il
Giappone si sarebbe arreso prima del 31 dicembre 1945, e con ogni
probabilità prima del 1° novembre 1945, anche se le bombe atomiche non
fossero state sganciate." La data del primo novembre è importante
perché quella era la prima data utile dell'invasione statunitense delle
isole giapponesi che era stata pianificata.

In altre parole, l'opinione virtualmente unanime e condivisa dei
comandanti di lunga esperienza e più informati delle forze militari
statunitensi non lasciava spazio a dubbi: non c'era alcuna urgente
necessità militare di sganciare le bombe atomiche sul Giappone.

Ma se l'impiego delle bombe non fu dettato da necessità militari,
allora perché furono usate? La risposta emerge quando si considera
l'atteggiamento degli U.S.A. nei confronti dei russi, come la guerra era
finita in Europa e la situazione in Asia.

Da tempo i leader degli U.S.A. avevano in odio il governo comunista
russo. Nel 1919 gli U.S.A. avevano condotto un'invasione in Russia, la
famigerata "Contro-Rivoluzione Bianca", nel tentativo di battere la
rivoluzione rossa bolshevika che aveva portato i comunisti al potere nel
1917. L'invasione fallì e gli U.S.A. non riconobbero diplomaticamente
la Russia fino al 1932.

Poi, durante la Grande Depressione, quando l'economia degli U.S.A.
crollò, l'economia russa era invece in espansione esplosiva, essendo
cresciuta di quasi il 500%. I leader degli U.S.A. temevano che con la
fine della guerra il paese potesse cadere di nuovo preda di una
depressione. E la seconda guerra mondiale non fu vinta dal sistema
lassista americano, ma da quello verticistico, di dirigenza e controllo
sull'economia che rappresentava il sistema russo. In altre parole, il
sistema russo sembrava funzionare mentre quello americano soffriva dal
recente crollo e da una dubbia fiducia in se stesso.

Inoltre per sconfigere la Germania l'esercito russo era giunto a
Berlino attraversando l'Europa orientale. Aveva occupato e posto sotto
il suo controllo 150.000 miglia quadrate [388 mila chilometri quadrati,
NdT] di territorio nelle odierne Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria,
Romania, Bulgaria e Yugoslavia. A Yalta, nel febbraio del 1945, Stalin
aveva chiesto di tenere il controllo di questo territorio di nuova
occupazione. La Russia, Stalin giustamente osservava, era stata
ripetutamente invasa dagli europei dell'ovest, da Napoleone ai tedeschi
nella prima guerra mondiale e in ultimo da Hitler. La Russia aveva
perso oltre 20 milioni di vite nella seconda guerra mondiale e Stalin
voleva una zona cuscinetto contro ulteriori invasioni.

A questo punto, nel febbraio del 1945, gli Stati Uniti non sapevano
se la bomba avrebbe funzionato oppure no. Ma è fuor di dubbio che
avevano bisogno dell'aiuto della Russia per portare a termine sia la
guerra in Europa che quella nel pacifico. [Il presidente] Roosevelt non
aveva perso di vista queste necessità militari: senza un esercito capace
di affrontare quello di Stalin in Europa e anzi in necessità dell'aiuto
di Stalin, Roosevelt concesse l'Europa orientale, mettendo in mano ai
russi la più grande conquista territoriale della guerra.

Come ultimo punto, e forse più importante di tutti, Stalin concordò a
Yalta che una volta finita la guerra in Europa avrebbe fatto transferire
le sue forze dall'Europa all'Asia per entrare entro 90 giorni in guerra
nel Pacifico contro il Giappone. È a questo punto che le date diventano
criticamente importanti. La guerra in Europa finì l'otto maggio del
1945. L'otto maggio più 90 giorni fa l'otto agosto. Avessero voluto
gli U.S.A. impedire alla Russia l'occupazione di altro territorio
nell'Asia orientale così come aveva occupato i territori dell'Europa
orientale, dovevano far finire questa guerra nel più breve tempo possible.

Questo problema territoriale dell'Asia orientale era specialmente
rilevante perché prima della guerra contro il Giappone la Cina era
piombata in una guerra civile interna. Ad affrontarsi erano i
nazionalisti guidati dal generale Chiang Kai Shek con l'aiuto degli
Stati Uniti e i comunisti guidati da Mao Ze Dong. Si fosse permessa
alla Russia comunista la conquista di altro territorio nell'Asia
orientale, avrebbe messo la sua considerevole potenza militare a
disposizione di Mao, il che avrebbe portato quasi sicuramente alla
vittoria i comunisti una volta finita la guerra mondiale e riavviata la
guerra civile.

Una volta dimostrata la funzionalità della bomba il 15 luglio 1945,
gli eventi si inseguirono con una urgenza furiosa. Non c'era tempo per
negoziare con i giapponesi. Ogni giorno di ritardo voleva dire altra
terra persa alla Russia e, quindi, una maggiore probabilità di una
vittoria comunista nella guerra civile cinese. Tutta l'Asia avrebbe
potuto diventare comunista. Sarebbe stata una catastrofe strategica per
gli U.S.A. conseguire la vittoria nella guerra contro i fascisti per poi
finire col cederla nelle mani dei suoi altri nemici giurati, i
comunisti. Gli U.S.A. dovevano arrivare alla fine della guerra non in
mesi, neanche in settimane, ma in giorni.

E così il 6 agosto 1945, due giorni prima che spettasse ai russi di
dichiarare guerra al Giappone, gli Stati Uniti sganciarono la bomba su
Hiroshima. Le forze statunitensi sul campo, in attesa di una risposta
giapponese alla richiesta di resa, non correvano alcun pericolo. La
prima data pianificata per l'invasione delle isole giapponesi era ancora
tre mesi da venire e gli U.S.A. avevano sotto controllo il calendario di
tutte le operazioni belliche nel Pacifico. Ma la faccenda russa
incombeva e dettò il calendario. E così, solo tre giorni più tardi, gli
U.S.A. sganciarono la seconda bomba su Nagasaki. I giapponesi si
arrenderono il 14 agosto 1945, otto giorni dopo l'esplosione della prima
bomba.

Il Maggior Generale Curtis LeMay disse a proposito dell'uso della
bomba: "La guerra sarebbe finita nel giro di due settimane senza che i
russi vi avessero partecipato e senza la bomba atomica. La bomba
atomica non ha avuto nulla a che fare con la fine della guerra, per
niente." Tranne che per aver accelerato drasticamente la fine della
guerra per impedire ai russi [la conquista di altro] terreno nell'Asia
orientale.

La storia della necessità militare, goffamente messa in piedi in
fretta e furia dopo la fine della guerra, semplicemente non regge di
fronte alla soverchia realtà della situazione militare dell'epoca dei
fatti. Dall'altra parte, l'uso della bomba per limitare l'espansionismo
russo e per rendere i russi, come ebbe ad esprimersi in termini
rivelatori Truman, "più malleabili", si conforma appieno con tutti i
fatti noti, in particolar modo con le motivazioni e gli interessi degli
U.S.A..

Quale storia dovremmo accettare, quella che non sta in piedi ma è
stata santificata come dogma nazionale? Oppure quella che invece sta in
piedi e però mortifica la nostra presunzione? La nostra risposta
testimonierà della nostra maturità e capacità di essere
intellettualmente onesti.

A volte è difficile per un popolo conciliare la propria storia con le
mitologie nazionali, le mitologie dell'eterna innocenza e della
rettitudine che discende dalla Provvidenza. È ancora più difficile
farlo quando il proprio paese è invischiato ancora una volta in una
guerra e la forza di questi miti si rende necessaria per mantenere fermo
il senso del dovere della gente di fronte alla disarmante forza dei fatti.

Ma lo scopo della storia non è di tenere in vita i miti. Il suo
scopo è piuttosto quello di smontarli perché le generazioni future
possano agire con maggiore consapevolezza per evitare le tragedie del
passato. Potrebbero volerci altri sei o anche sessanta decenni, ma alla
fine la verità sull'impiego della bomba sarà scritto non nella
mitologia, ma nella storia. Speriamo quindi che, di conseguenza, il
mondo diventi un luogo più sicuro.

Robert Freeman scrive di economia, di storia e di educazione. Può
essere contattato all'indirizzo ***@yahoo.com.

______________________________________________________________________
I diritti d'autore sono detenuti dall'Autore dell'originale.
I diritti della traduzione in italiano sono del traduttore.
La traduzione italiana è coperta, ove compatibile con la licenza
dell'originale, dalla licenza Creative Commons versione 3.0 Attribuzione
- Non commerciale - Condivisibile alle stesse condizioni
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--
Alessandro Selli http://alessandro.route-add.net
AVVERTENZA: i messaggi inviati a "trappola" non mi arriveranno.
WARNING: messages sent to "trappola" will never reach me.
Albert0
2008-08-06 21:18:03 UTC
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Post by Alessandro Selli
Era necessario?
Era necessario Dresda, il bombardamento incendiario su Tokyo,
le bombe che tiravano sulla mia citta dopo l'8 Settembre?
Post by Alessandro Selli
Dopo la distruzione della flotta giapponese nel golfo di Leyte
nell'ottobre del 1944, gli Stati Uniti potevano bombardare incontrastati
le città del Giappone, come fecero con gl'infernali bombardamenti
incendiari di Tokyo e Osaka.
Insomma gli americani avevano già dimostrato che vogliono e possono
bruciare 100.000 persone con un bombardamento. Ancora a fine Aprile
mandano 1000 B-29 a bombardare Tokyo.
Credo che il problema sia che farlo con un atomica sembri più brutto
che con il fosforo e il tritolo,
da cui il "dibattito".
Post by Alessandro Selli
Le autorità civili, in particolar modo lo stesso Truman, avrebbero in
seguito tentato di riscrivere la storia sostenendo che le bombe fossero
state sganciate per salvare le vite di un milione di soldati USA. Ma
non esiste nessuna circostanza concreta a sostegno di questa tesi in
qualsiasi documento dell'epoca. Al contrario, la 'Analisi dei
bombardamenti strategici' degli Stati Uniti rilevava che "Certamente il
Giappone si sarebbe arreso prima del 31 dicembre 1945, e con ogni
probabilità prima del 1° novembre 1945, anche se le bombe atomiche non
fossero state sganciate."
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Alessandro Selli
2008-08-06 21:47:37 UTC
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Post by Albert0
Post by Alessandro Selli
Era necessario?
Era necessario Dresda, il bombardamento incendiario su Tokyo,
le bombe che tiravano sulla mia citta dopo l'8 Settembre?
Vuoi forse asserire che se i bombardamenti su Dresda e Tokio debbano
essere ritenuti non necessari, allora non ci si debba indignare per
quello su Hiroshima e Nagasaki?
Post by Albert0
Post by Alessandro Selli
Dopo la distruzione della flotta giapponese nel golfo di Leyte
nell'ottobre del 1944, gli Stati Uniti potevano bombardare incontrastati
le città del Giappone, come fecero con gl'infernali bombardamenti
incendiari di Tokyo e Osaka.
Insomma gli americani avevano già dimostrato che vogliono e possono
bruciare 100.000 persone con un bombardamento. Ancora a fine Aprile
mandano 1000 B-29 a bombardare Tokyo.
Credo che il problema sia che farlo con un atomica sembri più brutto
che con il fosforo e il tritolo,
da cui il "dibattito".
No, il dibattito non è comparativo. Il suo oggetto non è se i
bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki siano stati migliori o
peggiori di altri bombardamenti. Il suo oggetto è solo, precisamente e
puntualmente il bombardamento nucleare del Giappone e la sua presunta
necessità umanitaria.

Ciao,
--
Alessandro Selli http://alessandro.route-add.net
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Albert0
2008-08-07 15:03:33 UTC
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Post by Alessandro Selli
Post by Albert0
Post by Alessandro Selli
Era necessario?
Era necessario Dresda, il bombardamento incendiario su Tokyo,
le bombe che tiravano sulla mia citta dopo l'8 Settembre?
Vuoi forse asserire che se i bombardamenti su Dresda e Tokio debbano
essere ritenuti non necessari, allora non ci si debba indignare per
quello su Hiroshima e Nagasaki?
No voglio sostenere che sono simili, però l'atomica colpisce di più
l'immaginario.
Per questo in Italia se ne parla spesso, dell'atomica,.
Per lo stesso motivo , mi aspetto che chi l'ha buttata , cioè gli USA,
ne parli di meno.
Per una vergogna che non dovrebbe avere, oppure avercela spesso.


"Si prenda ad esempio il
clamore isterico sorto intorno alla mostra del 1995 dello Smithsonian
che aveva semplicemente osato discutere il tema a cinquant'anni dal
fatto. Oggi, dopo altri undici anni, gli statunitensi hanno ancora
difficoltà a guardare in faccia la verità su quelle bombe. "
Post by Alessandro Selli
No, il dibattito non è comparativo.
Ancora a fine Aprile
mandano 1000 B-29 a bombardare Tokyo.
Sto mettendo in dubbio la tesi dell'articolo , secondo cui è
*evidente* che il Giappone si arrendeva, per cui l'atomica era un di
più. E' l'argomento chiave, non di giudizio ma di fatto, ed è quello
che mi interessa.
Sospetto che ci siano fonti che dissentono da Nimitz & C.
Ci sarebbe da indagare anche su che condizioni chiedevano loro :
l'Occidente chiedeva resa incondizionata,
in maniera rigida.
Michele
2008-08-19 14:18:59 UTC
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Post by Albert0
l'Occidente chiedeva resa incondizionata,
No.
La definizione ufficiale, ad uso interno, era di "resa incondizionata".
Adesso leggiti la Dichiarazione di Potsdam e vedrai che è una lista di...
condizioni.
Il termine usato è fuorviante, quindi. Sarebbe più appropriato parlare di
resa senza trattative, non di resa senza condizioni. Le condizioni, dure,
stabilite unilateralmente, e non negoziabili, però c'erano.
E i Giapponesi decisero di ignorare sprezzantemente l'offerta.
Post by Albert0
in maniera rigida.
Formalmente. Di fatto tutti quelli che si arresero in questa guerra prima di
avere stivali nemici che calpestavano i marmi delle loro cancellerie, o
tentarono di trattare, o ci riuscirono davvero, pur sentendosi inizialmente
offrire una resa incondizionata. Gli Italiani non riuscirono a trattare le
condizioni d'armistizio ma trattarono su alcune modalità; i Rumeni ottennero
parecchio, salvo poi perderlo dopo la fine della guerra; i Finlandesi
trattarono ed ottennero moltissimo; persino gli Slovacchi ottennero
qualcosa. I Giapponesi infine non trattarono ma non c'è dubbio che, non
avendo costretto gli Alleati a piantare le loro bandiere sul palazzo
imperiale, se la cavarono meglio dei Tedeschi e degli Ungheresi; basta
infatti, come detto, confrontare le condizioni di Potsdam e lo strumento di
resa tedesco.
Albert0
2008-08-19 17:45:03 UTC
Permalink
Post by Michele
basta
infatti, come detto, confrontare le condizioni di Potsdam e lo strumento di
resa tedesco.
Potresti spiegarmi meglio il caso tedesco, che in linea generale è
quello che mi interessa?
So che girava l'idea di rendere la germania un paese agricolo, per cui
forse in quel caso era davvero incodinzionata.
Michele
2008-08-25 07:31:59 UTC
Permalink
Post by Albert0
Post by Michele
basta
infatti, come detto, confrontare le condizioni di Potsdam e lo strumento di
resa tedesco.
Potresti spiegarmi meglio il caso tedesco, che in linea generale è
quello che mi interessa?
So che girava l'idea di rendere la germania un paese agricolo, per cui
forse in quel caso era davvero incodinzionata.
1. E' opportuno non confondere le "idee" o proposte, e quello che di fatto
avvenne.
2. La resa della Germania fu davvero sostanzialmente incondizionata. Basta
leggersi lo strumento di resa della Germania, che non prevede altro che la
resa completa ed immediata delle forze armate tedesche senza altre
condizioni previste. Per contrasto, l'accettazione della Dichiarazione di
Potsdam implicava, per esempio, che il Giappone metropolitano (le isole
principali) non sarebbe stato smembrato, o che i Giapponesi sarebbero stati
liberi di autogovernarsi (il che implicava a sua volta la salvaguardia della
posizione dell'Imperatore, sempre che la maggioranza dei suoi sudditi
volessero tenerlo).
3. Leggendo poi la dichiarazione di assunzione dei pieni poteri da parte del
governo militare alleato sulla Germania, si trova una (1) condizione: gli
Alleati - a quel punto, non prima - si impegnarono a non tramutare il loro
controllo assoluto sulla Germania in una annessione. Ma sebbene questa sia
una condizione, seppur unilaterale, è stata stabilita successivamente alla
resa tedesca, che quindi a mio parere può ben definirsi incondizionata.
Albert0
2008-08-26 17:18:40 UTC
Permalink
Post by Michele
2. La resa della Germania fu davvero sostanzialmente incondizionata. Basta
leggersi lo strumento di resa della Germania, che non prevede altro che la
resa completa ed immediata delle forze armate tedesche senza altre
condizioni previste. Per contrasto, l'accettazione della Dichiarazione di
Potsdam implicava, per esempio, che il Giappone metropolitano (le isole
principali) non sarebbe stato smembrato, o che i Giapponesi sarebbero stati
liberi di autogovernarsi (il che implicava a sua volta la salvaguardia della
posizione dell'Imperatore, sempre che la maggioranza dei suoi sudditi
volessero tenerlo).
Conosci il perchè del trattamento diverso?
A posteriori non fatico a comprenderlo ( una resa della Germania era
impossibile, con i Giaponesi si poteva almeno tentare), ma mi chiedo
cosa sapessero e pensassero gli americani.
Hanno mai provato a uccidere Hitler negli ultimi mesi?
Michele
2008-08-27 07:13:49 UTC
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Post by Albert0
Conosci il perchè del trattamento diverso?
Non è difficile. Se osservi bene vedrai che i due stati che non ebbero nè
condizioni, nè un armistizio in stile italiano, nè una dichiarazione in
stile Potsdam, insomma, niente di niente, sono anche i due paesi che
combatterono fin dentro la loro stessa capitale. Capirai che in Germania e
Ungheria la vittoria è stata per debellatio.

Perchè nè a Tedeschi nè ad Ungheresi è stata offerta, prima dell'ingresso
delle truppe alleate nel cuore del loro territorio, una Potsdam? Quanto agli
Ungheresi, è facile. Il governo allora in carica era una marionetta dei
Tedeschi, non sarebbe stato in grado di trattare una pace separata.
Quindi il problema si riduce ai Tedeschi. Se gli Alleati non hanno offerto
loro condizioni, pur dure e unilaterali, avevano i loro buoni motivi, il
principale del quale si riassume in una sola parola: Versailles.
Post by Albert0
A posteriori non fatico a comprenderlo ( una resa della Germania era
impossibile, con i Giaponesi si poteva almeno tentare), ma mi chiedo
cosa sapessero e pensassero gli americani.
Un altro aspetto che implicitamente sottovaluti esprimendoti in questo modo
è che non erano certo da soli a decidere, gli Statunitensi. Un altro motivo
per il quale ai Tedeschi non poteva essere offerta una granzia di integrità
territoriale è che i Sovietici avevano ogni intenzione di modificare i
confini, come infatti avvenne.
Post by Albert0
Hanno mai provato a uccidere Hitler negli ultimi mesi?
Non seriamente, ma se ci avessero provato probabilmente avrebbero fallito,
perchè negli ultimi mesi Hitler era ossessionato dalla propria sicurezza.
Questo non tanto per paura di un attacco alleato diretto individualmente
contro di lui, ma per paura di un altro attentato come quello del luglio 44.
Albert0
2008-08-27 08:15:20 UTC
Permalink
Post by Michele
Un altro aspetto che implicitamente sottovaluti esprimendoti in questo modo
è che non erano certo da soli a decidere, gli Statunitensi. Un altro motivo
per il quale ai Tedeschi non poteva essere offerta una granzia di integrità
territoriale è che i Sovietici avevano ogni intenzione di modificare i
confini, come infatti avvenne.
E' vero non ci avevo pensato: mostra una essenziale differenza con il
caso giapponese.
Post by Michele
Post by Albert0
Hanno mai provato a uccidere Hitler negli ultimi mesi?
Questo non tanto per paura di un attacco alleato diretto individualmente
contro di lui, ma per paura di un altro attentato come quello del luglio 44.
Nell'autobiogafia di Speer ho letto di un suo tentativo di buttare
granate al gas nelle bocchette
di aereazione del bunker, ma in quello alle bocchette vengono messe
delle grate e non è più possibile.
A me la testimonianza è sembrata vera ( di una autobiografia è giusto
dubitare) , comunque sia
la paura di Hitler mi sembrava ben fondata.
Michele
2008-08-27 09:00:42 UTC
Permalink
Post by Albert0
Post by Michele
Un altro aspetto che implicitamente sottovaluti esprimendoti in questo modo
è che non erano certo da soli a decidere, gli Statunitensi. Un altro motivo
per il quale ai Tedeschi non poteva essere offerta una granzia di integrità
territoriale è che i Sovietici avevano ogni intenzione di modificare i
confini, come infatti avvenne.
E' vero non ci avevo pensato: mostra una essenziale differenza con il
caso giapponese.
Mostra una _certa_ differenza con il caso giapponese. I Sovietici non misero
bocca nella dichiarazione di Potsdam perchè all'epoca non erano in guerra
col Giappone, e successivamente si adeguarono alla dichiarazione per quanto
riguardava la garanzia di integrità del territorio _metropolitano_ del
Giappone, le isole principali. Ciò non deve far dimenticare che non v'erano
garanzie nel testo di Potsdam quanto all'impero giapponese, e che i
Sovietici alla fin fine si annetterono le Curili giapponesi.
Post by Albert0
Post by Michele
Post by Albert0
Hanno mai provato a uccidere Hitler negli ultimi mesi?
Questo non tanto per paura di un attacco alleato diretto individualmente
contro di lui, ma per paura di un altro attentato come quello del luglio 44.
Nell'autobiogafia di Speer ho letto di un suo tentativo di buttare
granate al gas nelle bocchette
di aereazione del bunker, ma in quello alle bocchette vengono messe
delle grate e non è più possibile.
A me la testimonianza è sembrata vera ( di una autobiografia è giusto
dubitare)
In particolare di quella di Speer. A me invece il suo cosidetto piano sembra
una captatio benevolentiae ex post.

, comunque sia
Post by Albert0
la paura di Hitler mi sembrava ben fondata.
Non so. Le rappresaglie dopo il luglio 1944 furono tali che non lasciarono
in giro molti disposti a ritentare, e infatti a me non risultano ulteriori
piani. D'altra parte può essere vero che non ci fosse più nessun complotto
esattamente perchè chi avrebbe potuto ordirlo sapeva che ormai Hitler viveva
blindato e quindi non c'erano speranze di successo.
Albion of Avalon
2008-08-26 18:23:05 UTC
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Post by Albert0
Conosci il perchè del trattamento diverso?
A posteriori non fatico a comprenderlo ( una resa della Germania era
impossibile, con i Giaponesi si poteva almeno tentare), ma mi chiedo
cosa sapessero e pensassero gli americani.
Hanno mai provato a uccidere Hitler negli ultimi mesi?
Come?
--
In matters of style, swim with the current; in matters of principle,
stand like a rock. -- Thomas Jefferson
Ecce_Homo
2008-08-08 10:25:16 UTC
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Gli Americani erano stati colpiti a Pearl Harbour a sorpresa senza una
dichiarazione di guerra da parte del Giappone.
Questo fatto e la "buona fede" (per non dire coglioneria) dei generali
Americani causò la distruzione della flotta del Pacifico.
L'episodio determinò la nascita nell'opinione pubblica americana di un
forte sentimento nazionalista e anti-giapponese.

Il teatro di guerra nel pacifico causo la morte di migliaia di soldati
Americani , dall'altra parte un esercito Giapponese determinato a
vincere e a resistere fino all'ultimo uomo (non dimentichiamoci dei
Kamikatze) , un imperatore dotato dei massimi poteri , una popolazione
legatissima alle tradizioni all'esercito , alla propia nazione e alla
famiglia imperiale.

Nel 1945 gli Americani avevano ormai conquistato la supremazia del
pacifico e avrebbero sicuramente vinto tanto che calcolavano che la
guerra si sarebbe protratta al massimo fino alla fine del 1946 ma a
spese di quante vite umane ? di quanti soldati americani morti o feriti ?

Così fu deciso l'uso delle bombe atomiche , con l'unico scopo di mettere
l'imperatore del Giappone davanti all'evidenza della resa senza
condizioni oppure prepararsi a ricevere un bombardamento nucleare
quotidiano.
La devastazione di Hiroshima non bastò a far arrendere i Giapponesi ,
per convincerli si dovette procedere successivamente al bombardamento di
Nagasaki.
Solo a quel punto , messo davanti all'evidenza dell'olocausto del propio
popolo e del propio territorio , l'imperatore e i generali decisero la resa.
Albert0
2008-08-09 13:42:55 UTC
Permalink
Post by Ecce_Homo
Il teatro di guerra nel pacifico causo la morte di migliaia di soldati
Americani , dall'altra parte un esercito Giapponese determinato a
vincere e a resistere fino all'ultimo uomo (non dimentichiamoci dei
Kamikatze) , un imperatore dotato dei massimi poteri , una popolazione
legatissima alle tradizioni all'esercito , alla propia nazione e alla
famiglia imperiale.
Così fu deciso l'uso delle bombe atomiche , con l'unico scopo di mettere
l'imperatore del Giappone davanti all'evidenza della resa senza
condizioni oppure prepararsi a ricevere un bombardamento nucleare
quotidiano.
Questa è la versione che conosco anche io.
La tesi che il popolo dei kamikaze si sarebbe arreso a breve senza
condizioni e con poche perdite dell'attaccante,
deve venir supportata da un bel pò di prove per essere credibile.
Jurassic Park
2008-08-09 15:02:03 UTC
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Post by Albert0
La tesi che il popolo dei kamikaze si sarebbe arreso a breve senza
condizioni e con poche perdite dell'attaccante,
deve venir supportata da un bel pò di prove per essere credibile.
In effetti, come è stato scritto anche qui, i militari giapponesi nemmeno
dopo due bombe atomiche erano convinti della necessità di arrendersi, e ci
volle - allora si - una manifestazione esplicita della volontà
dell'Imperatore per convincere il governo ad accettare la resa. Nonostante
questo, le forze armate furono a un pelo dal fare un colpo di stato pur di
non arrendersi, bombe atomiche o no.
Se non volevano usare le bombe atomiche, gli U.S.A. vevano due alternative.
o lasciare che il Giappone si arrendesse per fame (e in questo caso ci
sarebbero stati milioni di civili giapponesi morti prima della resa) o
invaderlo e trovarsi di fronte sia le forze armate sia i civili che erano
stati armati alla meno peggio ed avevano ricevuto l'ordine di combattere
fino all'ultimo (e ci sarebbero stati oltre a milioni di morti giapponesi
anche moltissimi morti americani).

Carlo "Jurassic Park"
Alessandro Selli
2008-08-09 15:31:22 UTC
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Post by Albert0
Post by Ecce_Homo
Il teatro di guerra nel pacifico causo la morte di migliaia di soldati
Americani , dall'altra parte un esercito Giapponese determinato a
vincere e a resistere fino all'ultimo uomo (non dimentichiamoci dei
Kamikatze) , un imperatore dotato dei massimi poteri , una popolazione
legatissima alle tradizioni all'esercito , alla propia nazione e alla
famiglia imperiale.
Così fu deciso l'uso delle bombe atomiche , con l'unico scopo di mettere
l'imperatore del Giappone davanti all'evidenza della resa senza
condizioni oppure prepararsi a ricevere un bombardamento nucleare
quotidiano.
Questa è la versione che conosco anche io.
La tesi che il popolo dei kamikaze si sarebbe arreso a breve senza
condizioni e con poche perdite dell'attaccante,
deve venir supportata da un bel pò di prove per essere credibile.
Eccola:

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/aug/06/secondworldwar.warcrimes

Le riporto un piccolo estratto. Nella URI fornita ce n'è tradotto di
più, tutta la prima parte dell'articolo che tratta del Giappone.

Prima di riportare i brani dell'articolo, giova ricordare che i
kamikaze erano bello che estinti all'epoca della seconda guerra
mondiale, e che illoro codice "cavalleresco" era quello di una ristreta
élite, molto lontano dal caratterizzare lo standard morale dell'intero
popolo giapponese. Non è corretto estendere un'idealizzazione alal
realtà di una nazione, sarà bello dal punto di vista mitico, ci sono
certo stati grandi individui che hanno incarnato quest'ideale, ma andare
più in la di questo vuol dire credere alle favole.

Piuttosto che alle favole, queste sono alcune delle cose che si sanno
perché documentate o riportate da testimoni di alto rango del tempo e
dei luoghi coinvolti:

http://alessandro.route-add.net/Testi/Altro/bombardamento_atomico_giappone.html#pilger

La menzogna più tenace è che la bomba fu sganciata per far finire la
guerra nel Pacifico e per salvare vite. "Anche senza gli attacchi di
bombardamento atomico", era la conclusione della 'Analisi dei
bombardamenti strategici' degli Stati Uniti del 1946, "la supremazia
aerea sul Giappone avrebbe potuto esercitare la pressione sufficiente
per portare alla resa incondizionata e ovviare alla necessità di
un'invasione. Basandosi su una ricerca dettagliata di tutti i fatti e
supportati dalla testimonianza dei leader giapponesi sopravvissuti
coinvolti, è opinione di questa Analisi che ... il Giappone si sarebbe
arreso anche se le bombe atomiche non fossero state sganciate, anche se
la Russia non avesse fatto il suo ingresso nella guerra e anche se non
fosse stata pianificata o contemplata la possibilità di un'invasione."

Gli Archivi Nazionali a Washington hanno documenti del governo USA
che fanno risalire la manifestazione giapponese di un intento alla pace
già nel 1943. A nessuna di queste fu dato seguito. Un cablogramma
inviato il 5 maggio del 1945 dall'ambasciatore tedesco a Tokyo e
intercettato dagli USA elimina qualsiasi dubbio che i Giapponesi
stessero disperatamente perseguendo un epilogo di pace, inclusa la
"capitolazione anche a dure condizioni". E invece il segretario
statunitense per la guerra, Henry Stimson, disse al presidente Truman di
"temere" che la forza aerea degli USA avrebbe ridotto a tal mal partito
il Giappone a "suon di bombardamenti" che la nuova arma non avrebbe
potuto "dimostrare la sua forza". Più tardi ammise che "non era stato
fatto alcuno sforzo, perché non ne era stato seriamente contemplato
alcuno, di arrivare alla resa solamente perché non si avrebbe avuto
[più] bisogno di usare la bomba". I suoi colleghi di politica estera
erano ansiosi di "intimidire i russi tenendo la bomba ben in vista sul
fianco".
--
Alessandro Selli http://alessandro.route-add.net
AVVERTENZA: i messaggi inviati a "trappola" non mi arriveranno.
WARNING: messages sent to "trappola" will never reach me.
Albert0
2008-08-10 09:11:57 UTC
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Post by Albert0
La tesi che il popolo dei kamikaze si sarebbe arreso a breve senza
condizioni e con poche perdite dell'attaccante,
deve venir supportata da un bel pò di prove per essere credibile.
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/aug/06/secondworldwar.wa...
Le riporto un piccolo estratto. Nella URI fornita ce n'è tradotto di
più, tutta la prima parte dell'articolo che tratta del Giappone.
Per fonte autorevole non si intende un articolo di giornale con
termini a effetto.
Un punto di partenza potrebbe essere:
http://en.wikipedia.org/wiki/Surrender_of_Japan


Si vede subito che la situazione era contraddittoria e non è facile
giungere a una conclusione.
Alessandro Selli
2008-08-10 21:00:52 UTC
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Post by Albert0
Post by Albert0
La tesi che il popolo dei kamikaze si sarebbe arreso a breve senza
condizioni e con poche perdite dell'attaccante,
deve venir supportata da un bel pò di prove per essere credibile.
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/aug/06/secondworldwar.wa...
Le riporto un piccolo estratto. Nella URI fornita ce n'è tradotto di
più, tutta la prima parte dell'articolo che tratta del Giappone.
Per fonte autorevole non si intende un articolo di giornale con
termini a effetto.
Infatti non mi riferisco tanto al giornale, né veramente
all'articolo. Mi riferisco alle fonti che gli articolisti indicano,
ossia alle dichiarazioni dei generali Dwight D. Eisenhower, Henry H.
Arnold e Chester W. Nimitz, del capogabinetto William D. Leahy,
dell'"Analisi dei bombardamenti strategici" degli Stati Uniti del 1946,
del generale Curtis LeMay, dei documenti degli Archivi Nazionali a
Washington e le dichiarazioni del segretario per la guerra Henry
Stimson. Queste sono le fonti, piuttosto che il giornale.
Post by Albert0
http://en.wikipedia.org/wiki/Surrender_of_Japan
Grazie, fin li ci arrivo da solo! :-)
Post by Albert0
Si vede subito che la situazione era contraddittoria e non è facile
giungere a una conclusione.
Ma io non ho voluto giungere a conclusioni, piuttosto buttare il
sasso nello stagno e vedere quali effetti avrebbe sortito :-)

M'interessa leggere di analisi, documenti e testimonianze, se non
inedite, che siano poco note, non facilmente reperibili o almeno che non
conoscevo prima.


Ciao,
--
Alessandro Selli http://alessandro.route-add.net
AVVERTENZA: i messaggi inviati a "trappola" non mi arriveranno.
WARNING: messages sent to "trappola" will never reach me.
Albert0
2008-08-11 17:18:32 UTC
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Post by Alessandro Selli
M'interessa leggere di analisi, documenti e testimonianze, se non
inedite, che siano poco note, non facilmente reperibili o almeno che non
conoscevo prima.
Procurati un libro, eventualmente in Biblioteca dove c'è ampia scelta
e niente spesa,
indi riferisci qui :-)
Alessandro Selli
2008-08-15 18:41:31 UTC
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Post by Albert0
Post by Alessandro Selli
M'interessa leggere di analisi, documenti e testimonianze, se non
inedite, che siano poco note, non facilmente reperibili o almeno che non
conoscevo prima.
Procurati un libro, eventualmente in Biblioteca dove c'è ampia scelta
e niente spesa,
indi riferisci qui :-)
Proviamo con questo. È l'articolo meglio documentato cui abbia messo
gli occhi quest'anno.

http://alessandro.route-add.net/Testi/Altro/necessario_hiroshima.html

Institute for Historical Review
Journal of Historical Review

http://www.ihr.org/jhr/v16/v16n3p-4_Weber.html

Perché i bombardamenti atomici potevano essere evitati

Era necessario Hiroshima?

Di Mark Weber

[...]

Tra i due bombardamenti la Russia sovietica si unì agli Stati Uniti
nella guerra contro il Giappone. Dietro la forte insistenza degli USA,
Stalin ruppe il trattato di non aggressione del 1941 che il suo regime
aveva con Tokyo. Lo stesso giorno che Nagasaki fu distrutta le truppe
sovietiche cominciarono a rovesciarsi nella Manciuria. Per quanto la
partecipazione sovietica contribuì poco o nulla nel cambiare le sorti
della guerra, Mosca trasse un enorme beneficio dall'ingresso nel conflitto.

[...]

Oltre alla questione morale sulla faccenda, erano militarmente
necessari i bombardamenti atomici? Sotto qualsiasi metro razionale, non
lo erano. Il Giappone era già stato sconfitto militarmente nel giugno
del 1945. Non rimaneva quasi nulla della già potente marina militare
imperiale e l'aeronautica militare era stata totalmente distrutta.
Incontrando una resistenza solo simbolica, gli aerei militari americani
scorrazzavano a piacimento sul paese e i bombardieri USA facevano
piovere la devastazione sulle sue città, riducendole in poco tempo in
briciole.

Quello che rimaneva delle fabbriche e delle officine giapponesi si
sforzava a produrre con irregolarità armi e altri strumenti lavorando
materie prime inadeguate (i rifornimenti di idrocarburi non erano più
disponibili da aprile). A luglio circa un quarto di tutte le case
giapponesi erano state distrutte e il suo sistema di trasporti era
prossimo al collasso. Il cibo era diventato così scarso che la maggior
parte dei giapponesi si mantenevano su una alimentazione sotto la soglia
della fame.

[...]

Persino prima dell'attacco a Hiroshima il Generale dell'Aeronautica
Militare USA Curtis LeMay si vantava che i bombardieri americani stavano
"riportando [i giapponesi] indietro all'età della pietra a suon di
bombe". Henry H. ("Hap") Arnold, Generale Comandante dell'Aeronautica
dell'Esercito, disse nelle sue memorie del 1949: "Ci era sempre apparso
evidente, bomba atomica o no, che i giapponesi erano già sull'orlo del
collasso". Questo fu confermato dall'ex primo ministro giapponese
Fumimaro Konoye, che disse: "Fondamentalmente, quello che condusse alla
decisione di giungere alla pace furono i bombardamenti prolungati dei B-29".

Mesi prima della fine della guerra i leader giapponesi riconobbero
che la sconfitta era inevitabile. Nell'aprile del 1945 un nuovo governo
guidato da Kantaro Suzuky si insediò con il compito di portare a termine
la guerra. Quando la Germania capitolò ai primi di maggio, i giapponesi
compresero che i britannici e gli americani avrebbero ora diretto
l'intera furia della loro spaventosa potenza bellica esclusivamente
contro di loro.

Gli ufficiali americani, avendo da tempo scardinato i codici segreti
giapponesi, sapevano da messaggi intercettati che i capi del paese
stavano cercando di porre fine alla guerra su condizioni quanto più
possibili favorevoli. I dettagli di questi sforzi erano noti da
trasmissioni segrete decodificate tra il Ministero degli Esteri a Tokyo
e i diplomatici giapponesi all'estero.

Nel suo studio del 1965: "Diplomazia atomica: Hiroshima e Potsdam"
[Atomic Diplomacy: Hiroshima and Potsdam] (pagg. 107, 108) lo storico
Gar Alperovitz scrive:

Per quanto le antenne di pace dei giapponesi fossero state
dispiegate già nel settembre del 1944 (e [il cinese] Chiang
Kai-shek fosse stato contattato a proposito delle
possibilità di resa nel dicembre del 1944), un autentico
sforzo di porre fine alla guerra iniziò nella primavera
del 1945. Questo sforzo accentuò il ruolo dell'Unione
Sovietica ...

A metà aprile del 1945 il Comitato Congiunto dei Servizi
Segreti [degli USA] riferì che i leader giapponesi
stavano cercando una maniera di modificare le condizioni
della resa per far finire la guerra. Il Dipartimento di
Stato era convinto che l'imperatore stesse attivamente
cercando un modo di far cessare i combattimenti.


Un memorandum segreto

Fu solamente dopo la guerra che il pubblico americano poté sapere
degli sforzi dei giapponesi per concludere il conflitto. L'inviato del
Chicago Tribune Walter Trohan, per esempio, fu costretto dalla censura
del tempo di guerra a nascondere per sette mesi una delle storie più
importanti della guerra.

In un articolo che fu finalmente pubblicato il 19 agosto del 1945,
sulla prima pagina del Chicago Tribune e del Washington Times-Herald,
Trohan rivelò che il 20 gennaio del 1945, due giorni prima della sua
partenza per la conferenza di Jalta con Stalin e Churchill, il
presidente Roosevelt ricevette un memorandum di 40 pagine dal generale
Douglas MacArthur che tracciava cinque diverse offerte di resa da
ufficiali giapponesi di alto rango (il testo completo dell'articolo di
Trohan sta nella raccolta invernale del Journal del 1985-86 alle pagine
508-512).

Questo documento dimostra che i giapponesi stavano offrendo delle
condizioni di resa praticamente identiche a quelle accettate alla fine
dagli americani alla cerimonia formale di resa del 2 settembre, ossia
una resa completa di tutto tranne che della persona dell'Imperatore. In
particolar modo, i termini di questa offerta di pace includevano:

* la completa resa di tutte le forze ed armi giapponesi, sul suolo
nazionale, sui possedimenti isolani e nei paesi occupati;
* l'occupazione del Giappone e dei suoi possedimenti da parte delle
truppe alleate sotto il comando americano;
* la rinuncia del Giappone a tutti i territori conquistati durante
la guerra, inclusa la Manciuria, la Corea e Taiwan;
* la regolamentazione dell'industria giapponese per bloccare la
produzione di qualsiasi arma o altro strumento di guerra;
* la liberazione di tutti i prigionieri di guerra e degli internati;
* la consegna dei criminali di guerra.

È autentico questo memorandum? Si sostiene che sia stato fatto
trapelare a Trohan dall'Ammiraglio William D. Leahy, Capo del Gabinetto
del presidente (si veda: M. Rothbard in A. Goddard, ed. Harry Elmer
Barnes: "Il crociato erudito" [Learned Crusader] [1968], pagg. 327 e
segg.). Lo storico Harry Elmer Barnes ha dichiarato (in: "Hiroshima:
assalto ad un nemico battuto" [Hiroshima: Assault on a Beaten Foe],
National Review, 10 maggio 1958):

L'autenticità dell'articolo di Trohan non fu mai
contestata dalla Casa Bianca o dal Dipartimento di
Stato, e per buonissime ragioni. Dopo il ritorno
del generale MacArthur dalla Corea nel 1951, il
suo vicino alle Torri Waldorf, l'ex presidente
Hoover portò l'articolo di Trohan al generale
MacArthur e quest'ultimo confermò la sua accura-
tezza in ogni dettaglio e senza riserve.


Disponibilità alla pace

Nell'aprile e nel maggio del 1945 il Giappone fece tre tentativi,
tramite i neutrali Svezia e Portogallo, di portare la guerra ad una fine
pacifica. Il 7 aprile, il Ministro degli Esteri Mandatario Mamoru
Shigemitsu si incontrò con l'ambasciatore svedese Widon Bagge a Tokyo,
chiedendogli di "assicurarsi quali condizioni per la pace avessero in
mente gli USA e la Gran Bretagna". Ma sottolineò che la resa
incondizionata era
inaccettabile e che "l'imperatore non deve essere toccato". Bagge
riferì il messaggio agli Stati Uniti, ma il Segretario di Stato
Stettinius disse all'ambasciatore USA in Svezia di "non mostrarsi
interessato né prendere iniziative atte a sviluppare la questione".
Iniziative simili del Giappone tramite il Portogallo il 7 maggio e di
nuovo tramite la Svezia il 10 si dimostrarono ugualmente inutili.

Nella prima metà del mese di giugno sei membri del Consiglio Supremo
di Guerra del Giappone incaricarono segretamente il Ministro degli
Esteri Shigenori Togo di prendere contatto con i leader della Russia
sovietica "con l'intento di portare a termine la guerra se possibile
entro settembre". Il 22 giugno l'Imperatore convocò una riunione che
includeva il Primo Ministro, il Ministro degli Esteri e i principali
comandanti militari. "Ne abbiamo sentite abbastanza della vostra
determinazione di combattere fino all'ultimo soldato", disse
l'Imperatore Hirohito. "Desideriamo che voi, leader del Giappone, vi
sforziate ora di trovare i modi e i mezzi per portare a conclusione la
guerra. Così facendo, cercate di non essere costretti dalle decisioni
che avete preso in passato".

Ai primi di luglio gli USA avevano intercettato messaggi d Togo
indirizzati all'ambasciatore giapponese a Mosca, Naotake Sato, a
dimostrazione che lo stesso Imperatore stava prendendosi cura
personalmente del tentativo di giungere alla pace e che aveva dato
istruzioni che si chiedesse all'Unione Sovietica di fornire il suo aiuto
per far terminare la guerra. Gli ufficiali USA sapevano anche che
l'ostacolo più forte per la fine della guerra era l'insistenza americana
sulla "resa incondizionata". I giapponesi erano disposti ad accettare
quasi tutto tranne a rinunciare al loro imperatore semidivino. [...] I
giapponesi in particolare temevano che gli americani avrebbero umiliato
l'Imperatore, o che l'avrebbero persino condannato a morte come
criminale di guerra.

Il 12 luglio Hirohito convocò Fumimaro Konoye, che era stato Primo
Ministro nel 1940-41. Spiegando che "sarà necessario terminare la
guerra senza indugio", l'Imperatore disse che sperava che Konoye avrebbe
potuto assicurare la pace con gli americani e i britannici tramite i
sovietici. Come ricordò in seguito il principe Konoye, l'Imperatore lo
istruì ad "assicurare la pace a qualsiasi prezzo, per quanto oneroso".

Il giorno seguente, il 13 luglio, il Ministro degli Esteri Shigenori
Togo inviò un cablogramma all'ambasciatore Naotake Sato a Mosca:
"Incontratevi con [il ministro degli esteri sovietico] Molotov prima
della partenza per Potsdam ... Comunicategli il forte desiderio di Sua
Maestà di garantire la fine della guerra ... La resa incondizionata è il
solo ostacolo alla pace...".

Il 17 luglio un altro messaggio giapponese intercettato rivelò che
per quanto i leader giapponesi ritenessero che la formula della resa
incondizionata comportasse un disonore inaccettabile, erano convinti che
"la situazione esigeva" la mediazione sovietica per la fine della guerra
come assolutamente essenziale. Ulteriori messaggi diplomatici indicano
come la sola condizione che i giapponesi chiedevano fosse la
conservazione della "nostra forma di governo". Il solo "punto
difficile", rivela un messaggio del 25 luglio, "è ... la formalità della
resa incondizionata".

Riassumendo i messaggi tra Togo e Sato, i servizi segreti della
marina degli USA dicevano che i leader giapponesi, "nonostante ancora
s'impuntino sul termine di resa incondizionata", riconoscevano che la
guerra era persa e che erano giunti al punto in cui "non avevano
obiezioni alla restaurazione della pace sulla base del Capitolo
Atlantico [del 1941]". Questi messaggi, disse il Segretario Assistente
alla Marina Militare Lewis Strauss, "vincolavano in effetti solo alla
conservazione dell'integrità della famiglia reale giapponese".

Il Segretario della Marina Militare James Forrestal chiamò i messaggi
intercettati "prova autentica del desiderio giapponese di uscire dalla
guerra". "Con l'intercettazione di questi messaggi", scrive lo storico
Alperovitz (pag. 177), "non ci poteva essere più alcun dubbio sulle
intenzioni giapponesi; le operazioni erano palesi ed esplicite e,
soprattutto, erano atti ufficiali. Koichi Kido, Alto Consigliere
Speciale e stretto consulente dell'Imperatore, affermò in seguito: "La
nostra decisione di cercare un modo di uscire dalla guerra fu presa a
metà giugno prima che fosse sganciata qualsiasi bomba atomica e [quando]
la Russia non aveva ancora fatto il suo ingresso nella guerra. Era già
la nostra decisione".

Ciononostante il 26 luglio i leader degli Stati uniti e della [Gran]
Bretagna emisero la dichiarazione di Potsdam che includeva questo bieco
ultimatum: "Richiediamo al governo giapponese di proclamare adesso la
resa incondizionata di tutte le forze armate e di garantire ogni
assicurazione appropriata ed adeguata di buona fede in tale azione.
L'alternativa per il Giappone è la pronta e completa distruzione.".

A commento di questo proclama draconiano o-questo-o-quello, lo
storico britannico J. F. C. Fuller ha scritto: "Non fu pronunciata una
parola a proposito dell'Imperatore, perché sarebbe stato inaccettabile
per le masse americane nutrite di propaganda" ("Una storia militare del
mondo occidentale" [A Military History of the Western World] [1987],
pag. 675).

I leader americani capivano la situazione disperata del Giappone: i
giapponesi erano intenzionati a concludere la guerra a qualsiasi
condizione, fintanto che l'Imperatore non sarebbe stato molestato. Se i
vertici degli USA non avessero insistito sulla resa incondizionata, cioè
se avessero specificato chiaramente la loro buona volontà che
all'Imperatore si sarebbe permesso di rimanere al suo posto, i
giapponesi con ogni probabilità si sarebbero arresi immediatamente,
risparmiando così molte migliaia di vite.

La triste ironia è che, come in realtà accadde, i leader americani
decisero lo stesso di mantenere l'Imperatore come un simbolo di autorità
e di continuità. Compresero, correttamente, che Hirohito era utile come
personalità di prestigio a sostegno della loro stessa sovranità di
occupazione nel Giappone del dopoguerra.


Giustificazioni

Il Presidente Truman si affrettò a difendere il suo uso della bomba
atomica sostenendo che "ha salvato milioni di vite" portando ad una
rapida fine della guerra. Per giustificare la sua decisione arrivò a
dichiarare: "Il mondo noterà che la prima bomba atomica è stata
sganciata su Hiroshima, una base militare. Questo perché era nostro
desiderio in questo primo attacco di evitare, per quanto possibile,
l'uccisione di civili".

Questa dichiarazione è completamente assurda. Infatti quasi tutte le
vittime erano civili e la "Analisi dei Bombardamenti Strategici" degli
Stati Uniti (pubblicato nel 1946) dichiarava nel suo rapporto ufficiale:
"Hiroshima e Nagasaki furono scelte come obiettivi per la loro
concentrazione di attività [produttive, NdT] e di abitanti".

Se la bomba atomica era stata sganciata per fare colpo sui leader
giapponesi con l'immenso potere distruttivo di una nuova arma, questo
avrebbe potuto essere stato ottenuto usandola su una base militare
isolata. Non era necessario distruggere una grande città. E qualsiasi
giustificazione avesse potuto esserci per l'esplosione su Hiroshima, è
molto più difficile difendere il secondo bombardamento [, quello] di
Nagasaki.

Ciononostante la maggior parte degli americani ha accettato, e
continua ad accettare, la giustificazione ufficiale dei bombardamenti.
Abituati alla grezza rappresentazione propagandistica dei "giappi" come
delle bestie virtualmente subumane, la maggior parte degli americani nel
1945 diede di cuore il benvenuto alla nuova arma che avrebbe spazzato
via ancora di più degli odiati asiatici, e che avrebbe aiutato a
vendicarsi dell'attacco giapponese di Perl Harbor. Per i giovani
americani che stavano combattendo i giapponesi in scontri cruenti
l'attitudine era quella del "Grazie a Dio per la bomba atomica". Quasi
come un sol uomo mostrarono gratitudine per un'arma il cui impiego
sembrava porre fine alla guerra e permettergli di ritornare a casa.

Dopo la tempesta di fuoco che distrusse del luglio 1943 Amburgo,
l'olocausto di metà febbraio 1945 di Dresda e i bombardamenti incendiari
di Tokyo e di altre città giapponesi, i leader americani, come commentò
più tardi il Generale dell'Esercito Leslie Groves, "erano generalmente
avvezzi alle uccisioni di massa dei civili". Per il Presidente Harry
Truman l'uccisione di decine [centinaia, NdT] di migliaia di civili
giapponesi semplicemente non era da prendersi in considerazione nella
decisione di usare la bomba atomica.


Voci critiche [saltato]


Autorevoli voci di dissenso

I leader americani che occupavano una posizione tale da conoscere i
fatti non credevano, né all'epoca dei fatti né in seguito, che il
bombardamento atomico fosse necessario per finire la guerra.

Quando fu informato a metà luglio del 1945 dal Segretario di Stato
Henry L. Stimson della decisione di usare la bomba atomica, il Generale
Dwight Eisenhower ne fu profondamente turbato. Rese note le sue forti
riserve sull'uso della nuova arma nel suo memoriale del 1963, "Gli anni
della Casa Bianca: un incarico per il cambiamento, 1953-56" [The White
House Years: Mandate for Change, 1953-56] (pagg. 312-313):

Durante la sua [di Stimson] esposizione dei fatti
rilevanti ero conscio di una sensazione di depres-
sione e così gli espressi i miei gravi dubbi,
innanzitutto per la mia convinzione che il
Giappone fosse già sconfitto e che sganciare la
bomba fosse completamente inutile, in secondo
luogo perché pensavo che il nostro paese avrebbe
dovuto evitare di scioccare l'opinione pubblica
mondiale usando un'arma il cui impiego era, per
me, non più obbligatorio come strategia per la
salvaguardia di vite americane. Era mia
convinzione che il Giappone stesse, proprio in
quel momento, cercando qualche modo di arrendersi
con il minimo danno d'immagine."

"I Giapponesi erano pronti alla resa e non era necessario colpirli
con quell'arnese orrendo ... Ho odiato vedere il nostro paese essere il
primo ad usare una tale arma", disse Eisenhower nel 1963.

Poco dopo il "giorno del V-J", la fine della guerra nel Pacifico, il
Generale di Brigata Bonnie Fellers riassunse in una nota per il Generale
MacArthur: "Né il bombardamento atomico, né l'ingresso dell'Unione
Sovietica nel conflitto hanno obbligato il Giappone alla resa
incondizionata. Era già sconfitto prima ancora che uno qualsiasi di
questi eventi si materializzasse".

Analogamente l'Ammiraglio Leahy, Capo del Gabinetto del Presidente
Roosevelt e Truman, commentò in seguito:

È mia opinione che l'uso dell'arma barbarica su
Hiroshima e Nagasaki non fu di reale aiuto nella
nostra guerra contro il Giappone ... I giapponesi
erano già sconfitti e pronti alla resa a causa
dell'efficace blocco marittimo e del successo
della campagna di bombardamento con armi conven-
zionali ... La mia sensazione era che nell'averla
impiegata per primi abbiamo adottato uno
standard etico in comune con quello dei barbari
dei secoli bui. Non mi era stato insegnato a
fare la guerra in quel modo, e le guerre non
possono essere vinte distruggendo donne e
bambini.

Se gli Stati Uniti avessero voluto attendere, disse l'Ammiraglio
Ernest King, Capo delle Operazioni Navali degli USA, "l'efficacia del
blocco navale avrebbe, con il tempo, affamato i Giapponesi fino a
ridurli alla sottomissione per la mancanza di petrolio, riso, medicine e
altri beni essenziali".

Leo Szilard, uno scienziato nato in Ungheria che ricoprì un ruolo di
primo piano nello sviluppo della bomba atomica, si espresse contro il
suo uso. "Il Giappone era in effetti sconfitto" disse, e "sarebbe un
errore attaccare le sue città con le bombe atomiche come se le bombe
atomiche fossero soltanto un'altra arma militare". In un articolo
pubblicato in una rivista nel 1960 Szilard scrisse: "Se i tedeschi
avessero sganciato bombe atomiche su delle città invece che noi, avremmo
definito l'impiego delle bombe atomiche sulle città un crimine di guerra
e avremmo condannato i tedeschi responsabili di questo crimine a morte a
Norimberga e li avremmo impiccati".


Il verdetto dell'Analisi dei Bombardamenti Strategici degli USA

Dopo aver studiato la questione in ogni dettaglio, la "Analisi dei
Bombardamenti Strategici degli USA" respinse la nozione che il Giappone
gettò la spugna a causa dei bombardamenti atomici. Nel suo autorevole
rapporto del 1946 l'Analisi concluse:

Le bombe di Hiroshima e Nagasaki non hanno
sconfitto il Giappone, né, su testimonianza dei
leader nemici che hanno portato a conclusione la
guerra, hanno persuaso il Giappone ad accettare
la resa incondizionata. L'Imperatore, l'Alto
Consigliere Speciale, il Primo Ministro, il
Ministro degli Esteri e il Ministro della
Marina Militare avevano deciso già nel maggio
del 1945 che la guerra dovesse essere portata a
termine anche se ciò avesse comportato
l'accettazione della sconfitta alle condizioni
degli alleati ...

La missione del governo Suzuki, nominato il 7
aprile del 1945, era di firmare la pace. Fu
mantenuta una parvenza di negoziazione per
poter ottenere condizioni meno onerose della
resa incondizionata per trattenere i [vertici]
militari e elementi dell'apparato burocratico
ancora determinati ad una finale difesa Bushido
e, forse ancora più importante, per ottenere la
libertà di creare una pace che comportasse il
minore pericolo personale e contrarietà
interna. Sembra chiaro, tuttavia, che in
extremis il partito della pace avrebbe avuto la
pace, e la pace a qualsiasi condizione. Questo
era il succo delle indicazioni fatte avere da
Hirohito allo Jushin a febbraio, la conclusione
dichiarata di Kido ad aprile, la ragione
sostanziale del tramonto di Kido ad aprile, l'
ingiunzione speciale dell'Imperatore a Suzuki
alla sua investitura a primo ministro che era
ben nota a tutti i membri del gabinetto ...

I negoziati per l'intercessione della Russia
iniziarono ai primi di maggio 1945 tanto a Tokyo
quanto a Mosca. Konoye, indicato come emissario
presso i sovietici, ha dichiarato all'Analisi
che mentre doveva mostrarsi palesemente attivo
nel negoziato, aveva ricevuto istruzioni dirette
e segrete dall'Imperatore di assicurarsi la pace
a qualsiasi costo, per quanto gravoso.

Sembra chiaro che la supremazia aerea e il suo
successivo sfruttamento sul territorio giapponese
sia stato il fattore principale che determinò la
tempistica della resa giapponese e che ovviasse
a qualsiasi necessità di un'invasione.

Sulla base di un'investigazione dettagliata di
tutti i fatti e con il sostegno delle
testimonianze dei leader giapponesi coinvolti
sopravvissuti, è opinione dell'Analisi che il
Giappone si sarebbe arreso certamente prima del
31 dicembre 1945 e con ogni probabilità prima
del novembre 1945 [la data pianificata per l'
invasione americana], anche se le bombe
atomiche non fossero state sganciate, anche se
la Russia non fosse entrata in guerra e anche
se non fosse stata pianificata o contemplata
alcuna invasione.


Le considerazioni degli storici

In uno studio del 1986 lo storico e giornalista Edwin P. Hoyt
inchiodò il "grande mito, perpetuato da gente benintenzionata in tutto
il mondo, che la bomba atomica abbia causato la resa del Giappone". In:
"La guerra del Giappone: il grande conflitto del Pacifico" [Japan's War:
The Great Pacific Conflict] (pag. 420) spiegò:

Il fatto è che per quanto riguardava i
militaristi giapponesi la bomba atomica era
soltanto un'altra arma. Le due bombe atomiche di
Hiroshima e Nagasaki erano la glassa sulla torta,
e non fecero più danno di quanto fecero i
bombardamenti incendiari sulle città giapponesi.
La campagna di bombardamento incendiario con i
B-29 aveva provocato la distruzione di 3.100.000
abitazioni e lasciato 15 milioni di persone senza
tetto, uccidendone circa un milione. Era la
spietatezza dei bombardamenti incendiari e la
presa di coscienza di Hirohito che se necessario
gli alleati avrebbero distrutto completamente il
Giappone e ucciso ogni giapponese per ottenere la
"resa incondizionata" che lo persuase a prendere
la decisione di far finire la guerra. La bomba
atomica è invero un'arma spaventosa, ma non fu
la causa della resa giapponese, per quanto questo
mito persista ancora oggi.

In un libro incisivo, "La decisione di sganciare la bomba atomica"
[The Decision to Drop the Atomic Bomb] (Praeger, 1996), lo storico
Dennis D. Wainstock concluse che i bombardamenti fossero non solo non
necessari, ma che erano il frutto di una politica di vendetta che alla
fine danneggiò gli interessi americani. Scrive (pagg. 124, 132):

Tempo l'aprile del 1945 i leader giapponesi
compresero che la guerra era persa. Il loro
principale ostacolo alla resa era l'insistenza
degli Stati Uniti sulla resa incondizionata.
Avevano in particolare bisogno di sapere se gli
Stati Uniti avrebbero permesso a Hirohito di
rimanere sul trono. Temevano che gli Stati Uniti
l'avrebbero deposto, processato come criminale di
guerra o persino messo a morte ...

La resa incondizionata era una politica di
vendetta, e colpì gli stessi interessi nazionali
americani. Prolungò la guerra tanto in Europa
che in Asia e aiutò l'espansione del potere
sovietico in queste aree.

Il Generale Douglas MacArthur, Comandante delle Forze dell'Esercito
degli USA nel Pacifico, dichiarò in numerose occasioni prima della sua
morte che la bomba atomica era stata completamente inutile da un punto
di vista militare: "Il mio staff era unanime nel ritenere che il
Giappone fosse sul punto di collassare e di arrendersi".

Il Generale Curtis LeMay, che era stato un pioniere dei bombardamenti
di precisione sulla Germania e sul Giappone (e che più tardi comandò il
Comando Aereo Strategico e ricoprì il ruolo di Capo di Stato Maggiore
dell'Aeronautica Militare), si espresse più succintamente: "La bomba
atomica non ebbe nulla a che fare con la fine della guerra".

___________________________________________________
Da: "The Journal of Historical Review", maggio-giugno 1997 (volume 16,
n° 3), pagg. 4-11.

I diritti d'autore sono detenuti dall'Autore e/o dell'Editore
dell'originale.
I diritti della traduzione in italiano sono del traduttore.
La traduzione italiana è coperta, ove compatibile con la licenza
dell'originale, dalla licenza
Creative Commons versione 3.0 Attribuzione - Non commerciale -
Condivisibile alle stesse condizioni
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/deed.it
--
Alessandro Selli http://alessandro.route-add.net
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Michele
2008-08-19 14:20:46 UTC
Permalink
Post by Alessandro Selli
Proviamo con questo. È l'articolo meglio documentato cui abbia messo
gli occhi quest'anno.
http://alessandro.route-add.net/Testi/Altro/necessario_hiroshima.html
Institute for Historical Review
Journal of Historical Review
Un articolo dell'IHR è il meglio che hai trovato. Ma sai qual è lo scopo di
questo istituto?
Albert0
2008-08-10 09:29:37 UTC
Permalink
Post by Alessandro Selli
Piuttosto che alle favole, queste sono alcune delle cose che si sanno
perché documentate o riportate da testimoni di alto rango del tempo e
Ti posso assicurare che se approfndisci l'argomento non sarai più cosi
sicuro.
Post by Alessandro Selli
I suoi colleghi di politica estera
erano ansiosi di "intimidire i russi tenendo la bomba ben in vista sul
fianco".
Sicuramente. Vorrei a questo proposito ricordare che B. Russel
( Premio Nobel per la Pace) nel dopoguerra propose di minacciare i
russi che se non rimuovevano Stalin ( cha ha fatto più morti di 100
atomiche) avrebbero buttato una atomica.
Post by Alessandro Selli
E invece il segretario
statunitense per la guerra, Henry Stimson, disse al presidente Truman di
"temere" che la forza aerea degli USA avrebbe ridotto a tal mal partito
il Giappone a "suon di bombardamenti" che la nuova arma non avrebbe
potuto "dimostrare la sua forza"
A ecco: bastavano altri 50.000 morti con il tritolo?
O qualcuno sostiene che si sarebbero arresi cosi, senza far nulla?
Hamlet
2008-09-14 00:08:26 UTC
Permalink
"Albert0" ha scritto
Post by Albert0
Post by Alessandro Selli
I suoi colleghi di politica estera
erano ansiosi di "intimidire i russi tenendo la bomba ben in vista sul
fianco".
Sicuramente. Vorrei a questo proposito ricordare che B. Russel
( Premio Nobel per la Pace) nel dopoguerra propose di minacciare i
russi che se non rimuovevano Stalin ( cha ha fatto più morti di 100
atomiche) avrebbero buttato una atomica.
B Russell vinse nel 1950 il premio Nobel per la letteratura, non per la pace
http://en.wikipedia.org/wiki/Nobel_Prize_in_Literature

Hamlet
my blog http://technosoc.blogspot.com/
Ecce_Homo
2008-08-10 08:18:32 UTC
Permalink
Post by Alessandro Selli
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/aug/06/secondworldwar.warcrimes
Le riporto un piccolo estratto. Nella URI fornita ce n'è tradotto di
più, tutta la prima parte dell'articolo che tratta del Giappone.
Uhmm , mi sà che qui si vuol far passare gli Americani per quello che
non sono : sadici , guerrafondai e senza scrupoli.
Qui si tratta di antiamericanismo bello e buono !
In altre parole siamo alle solite !

Certamente è condivisibile che si volesse mostrare al mondo e
soprattutto a Stalin la nuova arma in mano all'esercito degli Stati Uniti.
Meno condivisibile è il dire che i Giapponesi furono usati come cavie
per le ragioni espresse sopra !
Albert0
2008-08-10 14:17:12 UTC
Permalink
Post by Ecce_Homo
Uhmm , mi sà che qui si vuol far passare gli Americani per quello che
non sono : sadici , guerrafondai e senza scrupoli.
Qui si tratta di antiamericanismo bello e buono !
Potrebbe essere, ma non necessariamente.
Post by Ecce_Homo
In altre parole siamo alle solite !
Questo si , nel senso dei soliti giornali. Ovvero una tesi
preconfezionata e un tema a effetto ( la Bomba).
Per questo ho tirato fuori i bobardamenti convenzionali. Parliamo
intanto di quelli.
Poi proviamo a parlare di una altra cosa, dell'etica giapponese e del
fatto che ancora oggi i loro politici vanno
sulle tombe di criminali di guerra.
A questo punto si potrebbe scoprire che è stato criminale buttare
bombe sulla mia citta nel 44-45, non l'atomica :
se vogliamo dare un giudizio, il criterio di efficacia e necessità è
essenziale.
Però questo crea casini e non è bello, per cui meglio parlare
dell'atomica: ecco questo è il giornalismo.
Cioè qualcosa di parecchio lontano da un libro di Storia, ma anche da
un articolo di wikipedia: d'altra parte a me già
in prima liceo avevano detto che la valutazione delle fonti è
importante.
Alessandro Selli
2008-08-15 18:50:44 UTC
Permalink
Post by Ecce_Homo
Post by Alessandro Selli
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/aug/06/secondworldwar.warcrimes
Le riporto un piccolo estratto. Nella URI fornita ce n'è tradotto
di più, tutta la prima parte dell'articolo che tratta del Giappone.
Uhmm , mi sà che qui si vuol far passare gli Americani
Humm, no, non direi, che si fa un bell'elenco di militari (e anche
qualche politico) di elevatissimo livello che era contrario all'uso
della bomba.
Post by Ecce_Homo
per quello che non sono : sadici , guerrafondai e senza scrupoli.
Diciamo piuttosto che il gabinetto Truman era dominato da freddi
calcolatori, cinica gente che non si fece scrupoli di chiudere gli occhi
davanti al numero di vittime civili per un vantaggio strategico. Cito
dall'ultimo articolo inviato:

Dopo la tempesta di fuoco che distrusse del luglio
1943 Amburgo, l'olocausto di metà febbraio 1945 di
Dresda e i bombardamenti incendiari di Tokyo e di
altre città giapponesi, i leader americani, come
commentò più tardi il Generale dell'Esercito Leslie
Groves, "erano generalmente avvezzi alle uccisioni
di massa dei civili". Per il Presidente Harry
Truman l'uccisione di decine [centinaia, NdT] di
migliaia di civili giapponesi semplicemente non era
da prendersi in considerazione nella decisione di
usare la bomba atomica.
Post by Ecce_Homo
Qui si tratta di antiamericanismo bello e buono !
No, si parla di gente. Gente qualsiasi, ma arrivata ai vertici del
potere politico in un tempo di guerra.
Post by Ecce_Homo
In altre parole siamo alle solite !
Negli articoli antiamericani non si scrive mai tanto bene dei suoi
vertici militari.
Post by Ecce_Homo
Certamente è condivisibile che si volesse mostrare al mondo e
soprattutto a Stalin la nuova arma in mano all'esercito degli Stati Uniti.
Questa è infatti la testi che trovo più credibile.
Post by Ecce_Homo
Meno condivisibile è il dire che i Giapponesi furono usati come cavie
per le ragioni espresse sopra !
Come cavie... come strumenti! Dopotutto c'era una guerra in corso, e
nelle guerre si usano le migliori armi a disposizione, no? (possibile
tesi di un trumanista).
--
Alessandro Selli http://alessandro.route-add.net
AVVERTENZA: i messaggi inviati a "trappola" non mi arriveranno.
WARNING: messages sent to "trappola" will never reach me.
michele
2008-10-30 16:33:49 UTC
Permalink
Post by Alessandro Selli
Dopo la tempesta di fuoco che distrusse del luglio
1943 Amburgo, l'olocausto di metà febbraio 1945 di
Dresda e i bombardamenti incendiari di Tokyo e di
altre città giapponesi, i leader americani, come
commentò più tardi il Generale dell'Esercito Leslie
Groves, "erano generalmente avvezzi alle uccisioni
di massa dei civili".
Si pero' mi chiedo durante l'ultima guerra mondiale quale parte
versava lacrime di coccodrillo sul sangue versato nei nemici.
O il conto va presentato sempre e solo agli USA.
Per dimostrare che questo è il solito trito, fanatico, noioso
antiamericanismo facico uan domanda:
saremmo qui a discutere se al posto del bombardamento atomico si fosse
andato su Hiro e Naga con un bombardamento convenzionale?
ciao
MM

Michele
2008-08-19 13:40:15 UTC
Permalink
Post by Alessandro Selli
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/aug/06/secondworldwar.warcrimes
Le riporto un piccolo estratto. Nella URI fornita ce n'è tradotto di
più, tutta la prima parte dell'articolo che tratta del Giappone.
Comprensibilmente la seconda parte dell'articolo viene omessa, dato che
leggendola ci si rende conto che l'intento dell'autore è di attaccare la
politica statunitense degli ultimi anni - non una novità per la linea del
Guardian. L'inizio ab ovo da Hiroshima è strumentale a ciò.
Post by Alessandro Selli
http://alessandro.route-add.net/Testi/Altro/bombardamento_atomico_giappone.html#pilger
La menzogna più tenace è che la bomba fu sganciata per far finire la
guerra nel Pacifico e per salvare vite. "Anche senza gli attacchi di
bombardamento atomico", era la conclusione della 'Analisi dei
bombardamenti strategici' degli Stati Uniti del 1946, "la supremazia aerea
sul Giappone avrebbe potuto esercitare la pressione sufficiente per
portare alla resa incondizionata e ovviare alla necessità di un'invasione.
Basandosi su una ricerca dettagliata di tutti i fatti e supportati dalla
testimonianza dei leader giapponesi sopravvissuti coinvolti, è opinione di
questa Analisi che ... il Giappone si sarebbe arreso anche se le bombe
atomiche non fossero state sganciate, anche se la Russia non avesse fatto
il suo ingresso nella guerra e anche se non fosse stata pianificata o
contemplata la possibilità di un'invasione."
Questa citazione dell'USSBS è in diretta contraddizione con la premessa
dell'articolista. Ti sei chiesto cosa volesse dire vincere grazie alla
supremazia aerea convenzionale? L'articolista pudicamente non ne parla,
perciò lo faccio io: continuare con i bombardamenti d'area incendiari sulle
città giapponesi, una via l'altra. Questa scelta avrebbe forse potuto
evitare l'uso delle atomiche - come sostengono gli estensori dell'USSBS - ma
non avrebbe causato minori perdite di vite giapponesi. Ne avrebbe causate di
più.

Giova infatti ricordare che i bombardamenti d'area con bombe incendiarie su
città come quelle giapponesi avevano già fatto più vittime dei due
bombardamenti atomici messi insieme; la scelta di continuare su questa
strada non poteva in alcun modo ridurre le perdite giapponesi, anzi il
contrario.

E' anche utile ricordare che gli Statunitensi avevano la superiorità aerea
sul Giappone già da mesi, ed avevano appunto già bombardato
convenzionalmente per mesi - eppure fino a quel momento, i Giapponesi non ci
pensavano affatto ad accettare la Dichiarazione di Potsdam. Cambiarono idea
solo dopo il _secondo_ bombardamento atomico, e anche a quel punto metà
esatta del Gabinetto di Guerra era per continuare la guerra, e ci volle un
fatto senza precedenti - l'Imperatore che parla in una seduta del
gabinetto - per ottenere il contrario.
Quindi l'USSBS molto probabilmente ha ragione - ma nè i suoi estensori nè
noi possiamo dire per quanti mesi questa strategia di bombardamento
illimitato, e le centinaia di migliaia di vittime da ciò derivanti,
avrebbero dovuto proseguire, visto che fino ad allora non era bastata.

Infine, nè tu, nè l'articolista avete un mezzo pensiero per le altre
perdite, quelle al di fuori del Giappone. Finchè la guerra continuava, sia
civili che prigionieri alleati morivano. Ogni mese di guerra in più
comportava decine di migliaia di vittime in queste due categorie.
Post by Alessandro Selli
Gli Archivi Nazionali a Washington hanno documenti del governo USA che
fanno risalire la manifestazione giapponese di un intento alla pace già
nel 1943. A nessuna di queste fu dato seguito. Un cablogramma inviato il
5 maggio del 1945 dall'ambasciatore tedesco a Tokyo e intercettato dagli
USA elimina qualsiasi dubbio che i Giapponesi stessero disperatamente
perseguendo un epilogo di pace, inclusa la "capitolazione anche a dure
condizioni".
1. Le parole dell'ambasciatore tedesco non sono le parole del governo
giapponese. Gli Statunitensi leggevano anche la corrispondenza di
quest'ultimo con l'ambasciatore a Mosca, e direi che questa è più importante
di ciò che pensava un ambasciatore di un governo straniero moribondo.

2. Ciò posto, se i Giapponesi volevano la pace non dovevano fare altro che
accettare la Dichiarazione di Potsdam. La trattarono invece con silenzioso
disprezzo. E' indubbio che al maggio 1945 fossero disposti ad una pace
condizionata. Quanto alla "durezza" di quelle condizioni, è difficile dirlo,
dato che il governo giapponese stesso non riusciva a mettersi d'accordo su
cosa sarebbe stato accettabile, e due mesi dopo la data citata
l'ambasciatore a Mosca chiedeva insistentemente quale fosse la proposta sul
tavolo, senza riuscire ad ottenere una risposta chiara da Tokyo. Dato che
gli Statunitensi leggevano questi messaggi, sapevano bene che i Giapponesi
non avevano ancora neppure formulato una vera controfferta alla
Dichiarazione di Potsdam. Parlare di intenzioni di fare la pace in questa
situazione è ridicolo.
Dato che sei ridotto a basarti su editoriali di giornale, ti cito il testo
del telegramma del 2 agosto (n. 1225 - Togo - ministro degli esteri - a
Sato - ambasciatore a Mosca): "[...] it should not be difficult for you to
realize that, although with the urgency of the war situation our time to
proceed with arrangements for ending the war before the enemy lands on the
Japanese mainland is limited, on the other hand it is difficult to decide on
concrete peace conditions here at home all at once." (questo ci conferma che
a) i leaders giapponesi non erano preoccupati dei bombardamenti ma semmai
dello sbarco, e b) che Togo sta dicendo a Sato: "fai presto tu a parlare di
pace mentre stai a Mosca; farlo qui significa esporsi all'assassinio da
parte di qualche giovane ufficiale testa calda, mandato ovviamente da un suo
superiore") e poi: "[...] we are exerting ourselves to collect the views of
all quarters on the matter of concrete terms" (traduzione in soldoni: non
c'è, come a Berlino, uno solo che decide; ci sono diversi da mettere
d'accordo; ammiragli e generali ancora non ne vogliono sentir parlare). E
infine: "Under the circumstances there is a disposition to make the Potsdam
Three Power Proclamation the basis of our study concerning terms". Cioè al 2
agosto, Togo sapeva bene che i militari non volevano ancora far la pace, e
sperava che Potsdam potesse essere la _base_ di una controproposta ancora da
formulare.
Il tutto, nota bene, non è storia vecchia. La declassificazione di questo
telegramma è di pochi anni fa.

3. Comunque, le condizioni di cui si parlava a Tokyo erano: - nessuna
riduzione delle forze armate, - nessun processo ai criminali di guerra -
ritiro dai territori occupati secondo tempi e condizioni fissati dai
Giapponesi stessi. Quanto a questi ultimi, non era chiaro se il Manchukuo vi
rientrasse, probabilmente no dato che a Tokyo vigeva la finzione che si
trattasse di un altro stato.
Se queste condizioni fossero accettabili o meno visto chi era l'aggressore,
come si erano comportati i suoi dirigenti, e in che modo venivano trattati i
territori occupati, lo lascio decidere a chi leggerà questo messaggio. Di
fatto comunque la proposta alleata era la Dichiarazione di Potsdam; se i
Giapponesi avessero solo voluto la pace, potevano accettare quella.
Ecce_Homo
2008-08-09 17:59:49 UTC
Permalink
Post by Albert0
Questa è la versione che conosco anche io.
La tesi che il popolo dei kamikaze si sarebbe arreso a breve senza
condizioni e con poche perdite dell'attaccante,
deve venir supportata da un bel pò di prove per essere credibile.
Il sentimento dei Giapponesi lo si può riscontrare nei cartoni animati
che fecero successo all'inizio degli anni 80 (Goldrake , Mazinga ecc.)

Questi eroi raffigurano gli antichi samurai che combattono un nemico
alieno , deforme invincibile , sicuramente superiore.
In alcuni episodi gli alieni usano armi devastanti e terrificanti ,
bombardano la popolazione inerme e hanno l'obbiettivo di invadere la terra.
Come non vedere negli alieni l'esercito americano ?
Come non vedere in Goldrake il samurai protettore del territorio e delle
tradizioni millenarie del popolo Giapponese ?
Michele
2008-08-19 13:08:29 UTC
Permalink
Post by Ecce_Homo
la distruzione della flotta del Pacifico.
Un'esagerazione. Come tutti sanno le portaerei non erano in rada, e come non
tutti sanno diverse delle navi colpite furono riparate e rimesse in
servizio - comprese alcune di quelle affondate.
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